mercoledì 22 novembre 2017

Il silenzio assoluto della mente (Sri Aurobindo e Satprem)



Quando ci si siede, con gli occhi chiusi – per fare il silenzio mentale – si è immediatamente invasi da un torrente di pensieri che sorgono da tutte le parti, in maniera confusa e aggressiva.

Non esiste un manuale con diversi metodi per venire a capo di questo baccano infernale; non c’è che da tentare e tentare ancora, pazientemente, ostinatamente. Soprattutto non c’è da commettere l’errore di lottare mentalmente contro la mente; bisogna spostare il centro.

Ciascuno di noi possiede al di là della mente o ancora più in profondità, un’aspirazione; quella stessa aspirazione che ci spinse verso il sentiero dello yoga. Un bisogno intimo dell’essere, come se fosse una parola d’ordine con virtù solamente per noi, per noi soli.

Aggrappandoci a questa aspirazione, il lavoro riuscirà più facile giacché passeremo da un’attitudine negativa ad un’attitudine positiva. Più ripeteremo la nostra parola d’ordine, più essa acquisterà potenza. Ma si può ricorrere anche ad un’immagine, come per esempio: quella di un mare immenso, senza una sola increspatura, sul quale ci abbandoniamo galleggiando fino a divenire parte di quella tranquilla immensità.

Ci si lascia andare, dolcemente, seguendo il moto ondoso fino a che, a poco a poco, si viene assorbiti da quella tranquilla pace. Avremo in tal modo non solo il silenzio, ma anche l’allargamento della coscienza.

Ognuno deve trovare il metodo che più gli si addice e quanto più completo sarà l’abbandono, più presto si riuscirà.

« Si può cominciare con qualsiasi sistema – che normalmente richiederebbe un lungo lavoro – ed essere afferrati fin dal principio da un rapido intervento o da una manifestazione del silenzio, e ottenere effetti assolutamente sproporzionati ai mezzi utilizzati. S’incomincia con un metodo, ma il lavoro è preso in mano da una grazia proveniente dall’alto, da ciò a cui si aspira o dall’irruzione delle immensità dello Spirito. In questo modo io stesso ho trovato il silenzio assoluto della mente, inimmaginabile per me prima di aver avuto l’esperienza concreta (Sri Aurobindo, On Himself, 1953 pag. 135). »

Abbiamo toccato qui un punto di singolare importanza, giacché saremmo indubbiamente tentati di pensare che queste esperienze yogiche sono veramente belle e interessanti, ma che in fondo sono ben lontane dalla nostra umanità ordinaria. Com’è possibile che noi – così come siamo – possiamo arrivare fin là? L’errore consiste nel fatto che si giudica con un “sé attuale” delle possibilità che appartengono ad un altro “se stesso”.

Infatti, per il solo fatto di essersi messi in cammino, lo yoga sveglia automaticamente una gamma di facoltà latenti e di forze invisibili che vanno molto al di là delle possibilità esteriori del nostro essere e che possono fare per noi quello che normalmente saremmo incapaci di compiere.

« È necessario chiarificare il passaggio tra mente esteriore ed essere interiore... perché la coscienza yogica e i suoi poteri sono già in voi (D. K. Roy, Sri Aurobindo Came to Me, 1952, pag.219) »

e il miglior sistema per “chiarificare” è quello di fare il silenzio mentale. Non sappiamo ancora chi siamo e nemmeno quello di cui siamo o non siamo capaci.

Ma gli esercizi di meditazione, a dire il vero, non sono la vera soluzione del problema – quantunque, al principio, la loro spinta sia necessaria per dare l’impulso – perché potremmo anche arrivare ad un relativo silenzio, ma... appena messo il piede fuori dalla nostra stanza o dal luogo di isolamento scelto per la meditazione, ricadremmo ancora una volta nella ressa abituale e continuerà l’eterna separazione del ‘di dentro’ dal ‘di fuori’, della ‘vita interiore’ dalla ‘vita mondana’.

Noi abbiamo bisogno di una vita completa, abbiamo bisogno di vivere la verità del nostro essere, tutti i giorni, in ogni momento, non solamente qualche volta oppure nella solitudine.

« Rischiamo di incrostarci nella nostra reclusione spirituale... e dopo, trovar difficile proiettarci al di fuori, vittoriosamente, per applicare alla vita quello che avremo conquistato nella Natura Superiore. Quando vorremo annettere questo regno dell’esterno alle nostre conquiste interne, ci troveremo troppo abituati ad un’attività puramente soggettiva e non potremo esercitare una pressione efficace sul piano materiale. Avremo gran difficoltà a trasformare la vita esteriore e il corpo. Oppure ci accorgeremo che la nostra azione non risponde alla luce che ci illumina interiormente, ma che obbedisce ancora ai vecchi imperfetti influssi; un abisso doloroso separerà ancora la Verità che è in noi, dal meccanismo ignorante della nostra natura esteriore... come se vivessimo in un altro mondo, più vasto e più sottile, ma senza presa divina, o può darsi senza presa di nessuna specie sull’esistenza materiale e terrestre (Sri Aurobindo, The Synthesis of Yoga, 1955 pag. 105). »

La sola possibile soluzione è quindi di praticare il silenzio mentale nell’ambiente e nel posto dove apparentemente sembra più difficile: in strada, in metropolitana, al lavoro e ovunque. Invece di passare quattro volte al giorno per il Boulevard Saint Michel come poveracci stanchi e obbligati a camminare svelti, si può passare le stesse quattro volte coscientemente, come ricercatori.

Invece di vivere in un modo qualsiasi, sperduto in una moltitudine di pensieri – non solamente privi di interesse, ma che esauriscono sfibrando l’essere – si possono riunire i fili sparsi della coscienza e lavorare, lavorare su se stessi ad ogni istante. Allora la vita comincerà a prendere interesse, un interesse assolutamente inaspettato, perché le minime circostanze diventeranno l’occasione di una vittoria su se stessi.

Avremo allora un orientamento, sapremo dove andare invece di camminare alla cieca. Lo yoga non è una maniera di fare, ma una maniera di essere.


- da "Sri Aurobindo. L’avventura della coscienza" di Satprem -


http://www.innernet.it/il-silenzio-mentale-secondo-aurobindo/


venerdì 17 novembre 2017

Le prove della vita - Paramahansa Yogananda



Attraverso le prove noi impariamo le lezioni della vita. Le prove non sono fatte per distruggerci: sono fatte per sviluppare il nostro potere. Esse fanno parte della naturale legge dell’evoluzione e sono necessarie per noi per avanzare da un livello più basso ad uno superiore. Tu sei molto più forte di tutte le tue prove. Se non lo capisci adesso, dovrai capirlo più tardi.

Dio ti ha dato il potere di controllare la tua mente e il tuo corpo e così liberarti dai dolori e dai dispiaceri. Non dire mai “sono finito”. Non inquinare la tua mente pensando che se cammini un po’ di più ti sforzerai troppo o che se non puoi avere un certo tipo di cibo soffrirai, e così via.

Non permettere mai alla tua mente di ospitare pensieri di malattia o di limitazione: vedrai che il tuo corpo cambierà in meglio.

Ricorda che la mente è il potere che governa questo corpo, quindi se la mente è debole anche il corpo diventa debole. Non intrististi o preoccuparti di nulla. Se rafforzi la tua mente non sentirai sofferenze fisiche. Non importa cosa succede, devi essere assolutamente libero nella tua mente.

Come in un sogno puoi pensare che stai male e svegliandoti di colpo vedi che non è vero, così nello stato di veglia devi sapere che la vita non è altro che un sogno.

La mente non ha alcun legame con il corpo se non quello che tu gli dai. Quando la mente potrà rimanere distaccata dal corpo a tuo piacimento, tu sarai libero. Ricorda che sei immortale. Per poter superare le prove della vita avrai bisogno di ringiovanire sia il corpo che la mente. Dovrai sviluppare l’elasticità mentale. Se non puoi fare fronte alle prove della vita, sarai indifeso quando i problemi e le tribolazioni arriveranno.

A volte la vita sembra un gioco crudele. La sola giustificazione per questo è che la realtà è solo un sogno. Hai avuto molte esperienze attraverso molte incarnazioni e ne avrai altre in futuro, ma non dovrebbero impaurirti. Devi recitare tutte le parti in questo film della vita, dicendo a te stesso “Io sono Spirito”.

Questa è la grande consolazione che la saggezza ci dà. Realizza la presenza dell’infinito. Guarda Dio, tuo Padre, il tuo Spirito, dietro le ombre. Nel profondo del tuo essere realizza questo, indipendentemente da ciò che i tuoi pensieri comandano.

Non lasciare sedere nessuno sul trono del tuo cuore se non Dio. Se ami la creazione di Dio più di Dio stesso, sarai deluso. Dio deve essere il primo e l’ultimo, sempre. Non seguire i dettami dei tuoi sogni terreni, perché qualche volta i sogni si trasformano in incubi. Distruggi queste illusioni risvegliandoti in Dio e sarai salvo per sempre.


(da "Inner Culture", aprile 1941)


https://www.pomodorozen.com/zen/le-prove-della-vita/



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