domenica 27 febbraio 2011

Rodolfo Siri - Stones Of Arabia




- dedicato alle vittime Palestinesi -


"Stones Of Arabia" di Rodolfo Siri

dall'album "Pulchra Manus" (2008)


http://www.lastfm.it/music/Rodolfo+Siri




- EDIT 15/04/2011 -
dedicato anche a Vittorio Vik Arrigoni,
attivista della causa palestinese
ed ennesima vittima del regime sionista israeliano.
STAY HUMAN , RESTIAMO UMANI



venerdì 18 febbraio 2011

Amore e libertà - Osho



Lasciate che vi sia spazio...


Nel “Profeta” di Kahlil Gibran, Almustafà dice: Lasciate che vi sia spazio nella vostra unione, e tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore: piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.


Se il vostro essere insieme non è frutto della lussuria, il vostro amore andrà sempre più in profondità con il passare del tempo. La lussuria appiattisce ogni cosa, poiché alla biologia non interessa che rimaniate insieme oppure no. Il suo unico interesse è la riproduzione, per la quale l’amore non è affatto necessario: potete continuare a generare figli senza alcun amore.
Ho osservato ogni sorta di animali. Ho vissuto nelle foreste, sulle montagne, e sono sempre rimasto perplesso: quando gli animali fanno l’amore sembrano sempre molto tristi.
Non ho mai visto un solo animale fare l’amore con gioia, sembra che qualche forza sconosciuta li obblighi a farlo. Non è frutto di una loro scelta, non è una loro libertà ma la loro schiavitù. Questo li rende tristi.
Ho osservato la stessa cosa nell’uomo. Avete mai visto un marito e una moglie per strada? Forse non sapete se due persone sono marito e moglie, ma se entrambe hanno un volto triste potete esser certi che sono sposate!

Una volta viaggiavo in treno da Delhi a Srinagar e nel mio scompartimento c’era solo un altro posto libero. Arrivò una coppia di giovani: un uomo e una donna molto belli. Poiché entrambi non potevano sedersi nell’unico posto libero, lui andò in un altro scompartimento. Ma a ogni stazione si presentava con dolci, frutta, fiori.
Io osservavo quello spettacolo... io non sono altro che un semplice osservatore... a un certo punto chiesi alla donna da quanto fossero sposati, e lei mi rispose: «Da circa sette anni».
Le dissi: «Non mentirmi! Puoi ingannare chiunque ma non me... voi non siete sposati!».
Rimase sconvolta. Un estraneo, con cui non aveva mai parlato... che si era limitato a osservare; mi chiese come l’avessi capito.
Dissi: «Non è una gran scoperta, è qualcosa di elementare. Se fosse tuo marito, saresti fortunata se, una volta scomparso, ricomparisse alla stazione d’arrivo!».
Disse: «Non mi conosci, né io conosco te. Ma ciò che dici è vero. È il mio amante, un amico di mio marito».
Commentai: «In questo caso è tutto chiaro!».

Che cosa va storta tra i mariti e le mogli, persino dopo un matrimonio d’amore? Il fatto è che non si tratta d’amore, e tutti l’hanno accettato, come se conoscessero cos’è l’amore: è pura e semplice lussuria. Ben presto vi ritroverete stanchi l’uno dell’altro. La biologia vi ha ingannati per rispettare il proprio programma biologico, finalizzato alla procreazione, e nel giro di pochissimo non trovate più nulla di nuovo: la stessa faccia, la stessa geografia, la stessa topografia. Quante volte l’avete esplorata? A causa del matrimonio il mondo intero vive nella tristezza, eppure tutti restano ancora inconsapevoli della causa.
L’amore è uno dei fenomeni più misteriosi che esistano. Ed è dell’amore che Almustafà sta parlando: se non si tratta di lussuria non potrete annoiarvi.

Almustafà dice: Lasciate che vi sia spazio nella vostra unione.

State insieme, ma non cercate di dominarvi, non cercate di possedervi e non distruggete l’individualità dell’altro.
Purtroppo è ciò che viene fatto, ovunque. Perché mai la donna dovrebbe prendere il nome dell’uomo? Ha un suo nome, ha una sua individualità. Pensate a un uomo che prende il nome della donna: nessun uomo lo farà mai.
Perché la donna dovrebbe andare a vivere nella casa dell’uomo? Perché non dovrebbe essere l’uomo a vivere nella casa della donna?
Ogni tanto accade che un uomo si sposi a condizione di andare a vivere nella casa della moglie, perché i genitori di lei sono anziani e non hanno altri figli che si prendano cura di loro. Ma ci avete fatto caso? Quando un uomo va a vivere nella casa della moglie, viene biasimato da tutti. Viene deriso, come se avesse perso la sua virilità... mentre nessuno deride la donna.
Il mio consiglio è questo: nel momento in cui un uomo e una donna decidono di vivere insieme, dovrebbero avere ciascuno la propria casa. Nessuno dovrebbe andare nella casa dell’altro, perché nell’attimo stesso in cui qualcuno va a casa di qualcun altro diventa inevitabilmente uno schiavo, e gli schiavi non possono essere felici. Hanno perso la loro integrità, la loro individualità. Hanno venduto se stessi.

Se vivete insieme, lasciate che vi sia spazio... se il marito torna a casa tardi, non occorre che la moglie lo interroghi su dove è stato, sul perché è in ritardo. Egli ha diritto alla propria libertà, è un individuo libero. Siete due individui che vivono insieme e nessuno invade lo spazio dell’altro. Se la moglie torna tardi, non è necessario chiederle dove è stata. Chi sei per farlo? Lei ha la propria libertà, il proprio spazio.
Purtroppo questo accade ogni giorno, in tutte le case: la gente litiga per inezie, ma in profondità l’elemento della discordia è che nessuno è pronto a lasciare che l’altro abbia il proprio spazio, la propria libertà.
Le cose che piacciono possono essere diverse. A tuo marito può piacere qualcosa, a te qualcos’altro. Questo non vuol dire che dobbiate iniziare a litigare perché, in quanto marito e moglie, dovreste avere le stesse preferenze.
E poi, tutti questi interrogatori... ogni marito, quando torna a casa, rumina nella mente le stesse domande: «Cosa mi chiederà? Come risponderò?». E la donna sa già cosa chiederà e cosa il marito le risponderà, e sa che tutte quelle risposte sono false, inventate. Il marito la sta ingannando...
Che amore è mai questo: sempre sospettoso, sempre timoroso, vittima di qualche gelosia? Se tua moglie ti vede con un’altra donna – anche se state solo ridendo o chiacchierando – è sufficiente per litigare tutta la notte. E tu ti penti della tua scelta: questo è troppo... solo per aver riso un po’ con qualcun altro! E se il marito vede la moglie con un altro uomo e lei si rivela più allegra, più felice, è sufficiente per creare agitazione, scompiglio nel suo animo.
La gente è inconsapevole del fatto che non sa assolutamente cosa sia l’amore. L’amore non sospetta mai, non è mai geloso. L’amore non interferisce mai nella libertà dell’altro. L’amore non impone mai nulla all’altro. L’amore dona libertà, e la libertà può esistere solo se nell’essere insieme esiste spazio.
Questa è la bellezza di Kahlil Gibran... è un’intuizione importantissima. In amore si dovrebbe essere felici di vedere che la propria donna è felice con qualcun altro, perché l’amore vuole che la sua donna sia felice; l’amore vuole che il marito sia felice, quindi se sta parlando con un’altra donna ed è felice, la moglie dovrebbe essere contenta, non è il caso di sollevare discussioni.
Due persone stanno insieme per rendere più felici le loro esistenze, invece accade l’esatto opposto. Sembra che tutte le mogli e tutti i mariti stiano insieme per rendersi reciprocamente infelici, per rovinarsi a vicenda la vita. Il motivo è questo: essi non comprendono neppure il significato dell’amore.

Lasciate che vi sia spazio nella vostra unione... non è affatto una contraddizione. Più spazio vi date a vicenda, più sarete insieme. Più libertà vi concedete, più sarete intimamente uniti. E non sarete nemici intimi, ma amici intimi!

E lasciate che tra voi danzino i venti dei cieli. Questa è una legge fondamentale dell’esistenza: stare troppo insieme, non lasciare alcuno spazio per la libertà, distrugge il fiore dell’amore. Lo si schiaccia, non gli si lascia lo spazio per crescere.
Da tempo gli scienziati hanno scoperto che gli animali hanno un territorio, delimitano un loro spazio vitale. Avrai visto i cani che fanno pipì sui pali, pensi che sia inutile? Non lo è affatto: stanno tracciando dei confini: «Questo è il mio territorio». L’odore dell’urina impedirà a tutti gli altri cani di entrare in quello spazio: finché gli altri cani restano anche solo a un passo di distanza, verranno ignorati, se superano quei confini scoppiano subito delle zuffe.
Tutti gli animali selvatici fanno la stessa cosa. Persino un leone non ti farà nulla, se non superi i confini del suo territorio, ti considera un gentleman! Se però entri nel suo regno, non importa chi sei, verrai ucciso.
Ancora non abbiamo scoperto questa stessa esigenza di spazio vitale negli esserei umani: di certo l’avrai percepita, ma non è ancora stata stabilita su basi scientifiche. Se usi un treno locale per andare a Bombay, lo troverai così affollato... la gente è tutta in piedi, pochissimi riescono a trovare un posto per sedersi. Ma osserva le persone che stanno in piedi: anche se sono strette le une alle altre, fanno di tutto per non toccarsi.
Man mano che il mondo sarà sempre più sovrappopolato, aumenterà la gente che impazzisce, che si suicida, che compie omicidi, per il semplice motivo che non trova un proprio spazio vitale.
Gli amanti, quanto meno, dovrebbero essere abbastanza sensibili: la moglie ha bisogno del proprio spazio e così il marito.
Uno dei libri che amo di più è una delle ultime opere poetiche di Rabindranath Tagore, “Akhari Kavita” (“L’ultimo poema”). Non si tratta di una raccolta di poesie, ma di un racconto, sebbene strano, estremamente profondo e ricco di intuizioni.
Una giovane donna e un uomo si innamorarono e, come accade sempre, volevano sposarsi subito. La donna pose solo una condizione... era molto istruita, molto sofisticata, molto ricca. E l’uomo le disse: «Accetto qualsiasi tua condizione, ma non posso vivere senza di te».
Lei replicò: «Prima di tutto ascolta la mia condizione, poi pensaci. Non è una condizione qualsiasi... non dovremo vivere nella stessa casa. Io possiedo una grandissima proprietà e un lago bellissimo circondato da alberi, giardini e prati: ti farò costruire una casa sull’altra sponda, proprio di fronte a quella in cui vivo io».
L’uomo commento: «Ma così che senso ha sposarsi?».
La donna spiegò: «Sposarsi non significa distruggersi a vicenda. Io ti dono uno spazio tuo, e conservo il mio. Una volta ogni tanto, camminando in giardino potremo incontrarci. Una volta ogni tanto, mentre andiamo in barca sul lago, potremo incontrarci... per caso! Oppure, ogni tanto potrò invitarti a prendere un tè da me, oppure tu potrai invitare me».
L’uomo disse: «Questa idea è semplicemente assurda!».
Al che la donna concluse: «Allora scordati il matrimonio. Questa è la sola idea giusta, solo così il nostro amore potrà continuare a crescere, perché noi resteremo sempre freschi e nuovi l’uno agli occhi dell’altra; non ci daremo per scontati... io conserverò il diritto di rifiutare un tuo invito, e tu conserverai la libertà di rifiutare il mio: in nessun modo le nostre libertà verranno intaccate. E tra queste due libertà cresce lo splendido fenomeno dell’amore».
Ovviamente l’uomo non poté comprendere e rinunciò all’idea di sposarsi a quella condizione.

Ma anche Rabindranath rivela la stessa intuizione di Kahlil Gibran... ed essi scrissero praticamente nello stesso periodo.
Se questo è possibile – se riuscite ad avere spazio e intimità al tempo stesso – allora tra voi danzeranno i venti dei cieli.

Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore.

L’amore dovrebbe essere un dono dato e preso in libertà, ma non dovrebbe esistere alcuna pretesa. Altrimenti, ben presto vi ritroverete insieme eppur lontani e remoti come le stelle.
Nessuna comprensione vi avvicinerà più: non avete lasciato lo spazio necessario per costruire un ponte che vi colleghi.

Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime... non fatene una cosa statica, non fatene una routine: Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.

Se potete avere al tempo stesso la libertà e l’amore, non avrete bisogno più di altro. Avrete ottenuto ogni cosa, tutto ciò per cui si vive vi sarà stato dato.



– da “Con te e senza di te” di Osho



sabato 12 febbraio 2011

Il respiro consapevole - Eckhart Tolle



Scoprite lo spazio interiore creando degli intervalli nel flusso dei pensieri. Senza questi intervalli, il vostro pensiero diventa ripetitivo, non ispirato, privo di ogni scintilla creativa, come è tuttora per la maggior parte delle persone sul pianeta.

Non avete bisogno di preoccuparvi della durata di questi intervalli, pochi secondi basteranno. A poco a poco aumenteranno da soli, senza alcuno sforzo da parte vostra. Più che la loro lunghezza è importante farli accadere frequentemente, cosi che le vostre attività giornaliere e il flusso dei vostri pensieri si alternino con lo spazio.

Recentemente qualcuno mi ha mostrato il programma annuale di una vasta organizzazione spirituale. Mentre lo esaminavo, ero colpito dalla grande scelta di interessanti seminari e gruppi di lavoro. Mi ricordava uno smorgasbord, uno di quei buffet scandinavi dove si può scegliere tra un enorme varietà di cibi abbondanti. Quella persona mi chiese se potevo raccomandargliene uno o due. “Non so” dissi. “Questi seminari sembrano tutti molto interessanti. “Ma una cosa so di sicuro” aggiunsi. “Rimani consapevole del tuo respiro più spesso che puoi, ogni volta che te ne ricordi. Fai questo per un anno e ciò produrrà una trasformazione più potente che non la partecipazione a tutti questi corsi. E non costa niente”.

Essere consapevoli del respiro sposta l’attenzione dai pensieri e crea spazio. È un modo di generare consapevolezza. Sebbene la pienezza della coscienza esista già in forma non manifestata, siamo qui per portare la coscienza in questa dimensione.

Siate consapevoli del respiro. Fate attenzione alla sensazione del respiro. Sentite l’aria che entra ed esce dal corpo. Osservate come il petto e l’addome si espandono e si contraggono leggermente con l’inspirazione e l’espirazione. Un respiro consapevole è sufficiente a creare spazio li dove prima c’era un interrotta successione di un pensiero dopo l’altro. Un respiro consapevole, due o tre sarebbe ancora meglio, molte volte al giorno, è un modo eccellente per portare spazio nella vostra vita.

Anche se meditate sul respiro per due ore o più, cosa che alcuni hanno fatto, un solo respiro è tutto ciò di cui avete bisogno per essere consapevoli o meglio, tutto ciò di cui potete essere consapevoli. Il resto è memoria o anticipazione, cioè pensiero.

Il respirare non è in realtà qualcosa che si fa, ma qualcosa che si può osservare mentre accade. Il respirare accade da solo. È l’intelligenza interna del corpo che lo fa. Tutto quello che dovete fare è osservarlo mentre accade. Non implica alcuno sforzo o tensione. Fate attenzione, inoltre, alla breve pausa nel respiro, in particolare al punto di quiete alla fine dell’espirazione, prima dell’inizio di una nuova inspirazione.

In molte persone il respiro è innaturalmente superficiale. Quanto più sarete consapevoli del respiro, tanto più questo ritroverà la sua naturale profondità. Poiché il respiro in se non ha forma, è stato fin dall’antichità considerato uguale allo spirito: l’unica Vita senza forma. “Allora il Signore Dio modello l’uomo con la polvere del terreno e soffio nelle sue narici un alito di vita; così l’uomo divenne un essere vivente”.

La parole respiro in tedesco, Atmen, deriva dall’antica parola indiana (sanscrita) Atman, il cui significato è lo spirito divino innato o Dio dentro di noi.

Il fatto che il respiro non abbia forma è una delle ragioni per cui la consapevolezza del respiro è un modo straordinariamente efficace di portare spazio nella vostra vita, di generare consapevolezza. È un eccellente oggetto di meditazione proprio perché non è un oggetto, non ha struttura né forma. L’altro motivo è che il respiro è uno dei fenomeni più sottili e apparentemente più insignificanti. “La cosa più piccola” che, secondo Nietzsche, crea “la più grande felicità”.

Praticare o meno la consapevolezza del respiro come forma di meditazione vera e propria è una vostra scelta. La meditazione praticata regolarmente, comunque, non è un sostituto del portare la coscienza dello spazio nella vita di ogni giorno.

Essere consapevoli del vostro respiro vi costringe a stare nel momento presente, che è la chiave di tutte le trasformazioni interiori. Ogni volta che siete consapevoli del respiro, siete assolutamente presenti. Potete anche rendervi conto che non potete pensare e, allo stesso tempo, essere consapevoli del vostro respiro. Il respiro cosciente ferma la mente. Ma lungi dall’essere in trance o mezzo addormentati, siete completamente svegli e totalmente vigili. Non state cadendo al di sotto del pensiero, ma vi state elevando sopra di esso. E se guardate più attentamente troverete che queste due cose, arrivare pienamente nel presente e smettere di pensare senza perdere consapevolezza, sono in realtà una sola e unica cosa, il sorgere della coscienza nello spazio.



- tratto dal libro “Un Mondo Nuovo” -


http://animeradianti.com/eckhart-tolle-il-respiro-consapevole/


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