venerdì 30 settembre 2011

Il risveglio - Eckhart Tolle



Il risveglio è un cambiamento nella coscienza, nel quale il pensiero e la consapevolezza si separano. Per la maggior parte delle persone non è un evento, ma un processo attraverso cui passano. Perfino quei rari esseri che sperimentano un risveglio improvviso, drammatico e apparentemente irreversibile, passeranno attraverso un processo in cui il nuovo stato di coscienza fluisce gradualmente in ogni cosa che fanno trasformandola, e questo è il modo in cui viene integrato nella loro vita.

Invece di essere persi nel pensiero, quando siete svegli riconoscete voi stessi come la consapevolezza che c’è dietro. A quel punto il pensiero cessa di essere un’attività autonoma fine a se stessa, che ha preso possesso di voi e che conduce la vostra vita. La consapevolezza subentra al pensiero. Invece di essere al comando della vostra vita, il pensiero diventa il servitore della consapevolezza. La consapevolezza è la connessione cosciente con l’intelligenza universale. Un’altra parola per questo è Presenza: la consapevolezza senza il pensiero.

L’iniziazione al processo di risveglio è un atto di grazia. Non potete farla accadere, né potete prepararvi o accumulare crediti per ottenerla. Non vi è una sequenza ordinata di passi logici che conducano verso il risveglio, anche se la mente amerebbe molto che fosse così. Non dovete chiedervi se lo meritate. Può giungere al peccatore prima che al santo, ma non è necessariamente così. Ecco perché Gesù si avvicinò a tutti i tipi di persone, non solo a quelle rispettabili. Non vi è nulla che potete fare per risvegliarvi. Qualsiasi cosa facciate l’ego proverà ad aggiungere il risveglio o l’illuminazione a se stesso, come una sua proprietà più preziosa per farsi più bello e più importante. Invece di risvegliarvi, aggiungerete il concetto di risveglio alla vostra mente, o l’immagine mentale di come è una persona risvegliata o illuminata, e quindi provereste a vivere all’altezza di quell’immagine. Vivere all’altezza di un’immagine che avete di voi stessi o che altre persone hanno di voi è un vivere privo di autenticità, un altro ruolo inconscio che l’ego gioca.

Ma se non c’è nulla che potete fare per risvegliarvi, se questo è già avvenuto oppure non lo è ancora, come può essere il proposito principale della vostra vita? Avere un proposito non implica che potete fare qualcosa per raggiungerlo?

Solamente il primo risveglio, il primo lampo di coscienza senza pensiero avviene per grazia, senza che voi da parte vostra facciate nulla. Se trovate questo libro incomprensibile o senza significato, a voi non è ancora successo. Se qualcosa in voi risponde comunque, se in qualche modo riconoscete la verità in esso, significa che il processo di risveglio è iniziato, e una volta iniziato non può essere invertito, anche se l’ego è in grado di ritardarlo. Per certe persone la lettura di questo libro rappresenterà l’inizio del processo di risveglio, per altre la funzione di questo libro è quella di aiutarle a riconoscere che hanno già cominciato a svegliarsi, e aiutarle a intensificare e accelerare il processo. Una funziona ulteriore di questo libro è di aiutare le persone a riconoscere l’ego in loro, tutte le volte che l’ego tenta di riguadagnare il controllo e di oscurare la consapevolezza emergente. Per alcuni, il risveglio avviene nel momento in cui diventano consapevoli del tipo di pensieri che hanno abitualmente, specialmente pensieri negativi e persistenti, con i quali possono essersi identificati tutta la vita. Improvvisamente vi è una consapevolezza che è consapevole del pensiero, ma non ne fa parte.

Qual è la relazione tra consapevolezza e pensiero? La consapevolezza è lo spazio in cui i pensieri esistono, quando quello spazio è diventato cosciente di se stesso.

Una volta che avete avuto un lampo di consapevolezza o di Presenza, la riconoscete direttamente. Non è più solo un concetto della vostra mente. Potete allora fare una scelta cosciente per essere presente, invece che indulgere in un pensiero inutile. Potete invitare la Presenza nella vostra vita, cioè fare spazio. Con la grazia del risveglio viene la responsabilità. Potete provare ad andare avanti come se nulla fosse accaduto, o invece vederne il significato e riconoscere l’emergere della consapevolezza come la cosa più importante che possa accadervi. Allora il proposito principale della vostra vita diventa aprire voi stessi alla coscienza emergente e portare la sua luce nel mondo.

“Voglio conoscere la mente di Dio” disse Einstein, “il resto sono dettagli.” Che cosa è la mente di Dio? La coscienza. Cosa significa conoscere la mente di Dio? Essere consapevoli. Cosa sono i dettagli? Il vostro proposito esteriore, e tutto quello che avviene all’esterno.

Così, mentre state forse ancora aspettando che qualcosa di significativo accada nella vostra vita, potete non avere compreso che la cosa più significativa che possa accadere a un essere umano è già accaduta in voi: l’inizio del processo di separazione tra il pensiero e la consapevolezza.

Molte persone che stanno attraversando i primi stadi del processo di risveglio non sono più sicure di quale sia il loro proposito esteriore. Ciò che guida il mondo, ciò che è importante per il mondo, non guida più loro. Vedendo la pazzia della nostra civiltà così chiaramente, essi si sentono alienati dalla cultura che li circonda. Ad alcuni sembra di abitare in una terra di nessuno tra due mondi. Non sono più guidati dall’ego e, tuttavia, la consapevolezza emergente non si è ancora integrata completamente nelle loro vite. Il proposito interiore e quello esteriore non si sono fusi.


– da “Un nuovo mondo” di Eckhart Tolle –


giovedì 22 settembre 2011

L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto


Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.

E lui sollevò la testa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse:
Quando l'amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.

Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.

Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.

L'amore non dà nulla fuorché se stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.

Quando amate non dovreste dire: "Ho Dio nel cuore", ma piuttosto, "Io sono nel cuore di Dio".
E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.

L'amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.


- da "Il Profeta" di Khalil Gibran -


martedì 13 settembre 2011

La Via del Sufismo



di Gabriele Mandel


Noi tutti siamo usi ormai a credere alla “nostra” verità, e a capire – dei fatti e delle circostanze – non il significato obiettivo ma il significato soggettivo. Crediamo (o capiamo) per solito a ciò che si adatta alla nostra idea, al nostro desiderio, soprattutto alla nostra aspettativa. Partiamo sempre da un preconcetto inconscio, e ripetiamo attitudini, frasi, gesti condizionati da un apprendimento risalente all’infanzia, anziché agire indipendentemente. Siamo cioè per solito ben lungi dall’aver realizzato noi stessi, dall’essere liberi da passioni, pregiudizi, pulsioni, da cui invece sono liberi i sufi.

[...]

Il sufismo è per Abû Sa’îd alKarrâz «eliminare dalla mente quanto vi si trova: verità immaginarie, opinioni, condizionamenti; ed affrontare così tutto ciò che potrà accadere”.

Per Abu Sa’îd ibn alKhayr (976-1049) «significa distaccarsi dalle idee e dai preconcetti fissi, senza tuttavia evitare ciò che accade», ed è anche «abbandono del superfluo; e non vi è nulla di più superfluo dell’Io».

Per Ghazâlî (1058-1111) «la Via si perfeziona mediante la scienza e la pratica, i sûfî sono uomini di esperienza, non di parole».

Nurî Mujaddî (XVIII s.) disse: «Il sufi è uno che fa ciò che gli altri fanno, se è necessario. Ma quando è necessario fa anche quello che gli altri non possono fare».

E oggi, Idries Shah: «Uomo senza spazio e senza tempo, il sufi rende operante la sua esperienza all’interno della cultura, del paese, del clima nei quali si trova a vivere». E Seyyd Hossein Nasr (1933): «Il sufismo cerca il significato interiore tramite la penetrazione della forma esteriore, così che per sua stessa natura è qualificato a sondare la misteriosa unità esistente di là dalla diversificazione delle manifestazioni religiose».

[...]

Ibn alFarid (1181-1235) scrisse: «Bevemmo al nome del nostro Amico inebbriandoci ancora prima che la vigna fosse creata», intendendo con questo che i sufi si considerano di là dal tempo e dalla storia. “Vigna” qui significa l’Islamismo. Il maestro Abu alHassan alBûshanjî (morto a Nîshâpûr nel 959) disse: «Un tempo essere sufi era una realtà senza nome»; affermando così che il sufismo esisteva ancor prima d’essere chiamato così.

Ibn Khaldûn scrisse nella sua precitata opera monumentale: «Il sufismo si basa sull’assunto del metodo, che per coloro che vennero poi chiamati sufi era sempre stato considerato il Sentiero della Verità e della Retta Guida, così come lo avevano già fatto i primi musulmani, gli uomini della cerchia di Maometto e della seconda generazione». Notiamo che Ibn Khaldûn usò per definire il sufismo lo stesso termine (Sentiero della Verità e della Retta Guida) usato per il Tao Te Ching di Lau Tzu (V sec. a.C. circa).

La Fede assoluta dei tempi di Maometto, la ihsân, era già una via sufica, e in seguito i sufi attribuirono volentieri a se stessi il detto (hadîth) del Profeta: «Ihsân è adorare Dio come se tu lo avessi visto, poiché anche se tu non lo vedi, Egli comunque vede te». Ciò parrebbe collocare il sufismo nell’ambito della dottrina religiosa, del misticismo. Nulla di tutto ciò. I termini di “misticismo” e di “ortodossia” vanno intesi in modo del tutto differente dall’assunto europeo, già quando sono riferiti alla religione islamica. Acquistano poi tutt’altro significato nell’ambito sufico.

Per ciò che riguarda il misticismo, leggiamo in Idries Shah (1946): «I mistici arabi – in un primo tempo conosciuti come i prossimi (muqarribun) – ritenevano che vi fosse essenzialmente una unità negli insegnamenti interiori di ogni qualsivoglia credenza. [...] Come conseguenza dei contatti con gli Hanif, ogni antico centro di insegnamento segreto divenne una piazzaforte dei mistici islamici. Il fossato che per gli altri mistici separa – nella pratica e nella scienza esoterica – i cristiani, gli zoroastriani, gli ebrei, gli hindù, i buddhisti, eccetera, veniva così colmato! Questo processo, la confluenza delle essenze, i non-sufi non l’hanno mai colto nella sua realtà, perché per tali osservatori è impossibile rendersi conto che il mistico musulmano vede e contatta la corrente mistica in ogni altra cultura allo stesso modo in cui un’ape fa bottino in molti fiori senza per questo diventare essa stessa un fiore. Neanche l’uso sufico del termine confluenza per indicare questa funzione è stato capito pienamente». Per l’Islàm infatti il misticismo viene genericamente inteso come un atteggiamento individuale che non esclude l’operatività nella vita normale, con assoluta differenza dagli anacoreti cristiani. «Gli anacoreti – scrive ancora Idries Shah – sono soltanto dei professionisti dell’ossessione che hanno dato l’impressione al prossimo che il deserto o le montagne siano i soli luoghi in cui il mistico deve passare tutta la sua vita. Essi hanno preso un filo per l’intero tappeto».

[...]

Di fuori dal tempo, di fuori dal contesto politico, operanti nella società, e professanti almeno apparentemente la fede islamica, i sufi sono allora o no dei religiosi, anche nel senso islamico di questo termine? A un domanda siffatta Ahmad alYasavî († 1166), fondatore dell’Ordine nomade Yasaviyya, rispose: «In tutta la letteratura sufica troverete che spesso asseriamo di non essere interessati alla religione, e nemmeno alla sua mancanza. Come si può conciliare questo con il fatto che i credenti ci considerano uomini di fede? Lo scopo è il perfezionamento dell’uomo, e l’intimo insegnamento di tutte le religioni mira a questo. Per conseguirlo esiste sempre una tradizione tramandata da una catena vivente di adepti che selezionano i candidati cui impartire l’insegnamento. Questo insegnamento è stato tramandato fra uomini di tutti i generi. Per la nostra devozione all’Essenza noi abbiamo raccolto nella via del sufismo tutti coloro che sono meno interessati ai fatti esteriori; cosicché abbiamo conservata intatta e segreta la nostra capacità di continuare la Successione. Nelle religioni dogmatiche degli ebrei, dei cristiani, degli zoroastriani, degli indù, dei musulmani, che badano alla lettera, questo fatto prezioso è andato perduto. Noi restituiamo a tutte le religioni questo principio vitale; ed ecco perché vedete tanti ebrei, cristiani e altri fra i miei seguaci. Gli ebrei dicono che noi siamo veri ebrei, i cristiani ci considerano cristiani. Solo quando si conosce il Fatto Massimo si capisce la situazione delle religioni attuali, e anche della mancanza di fede, poiché mancare di fede è un tipo di religione con una sua fede particolare».

[...]

Giungiamo così al nocciolo della questione. Una cosa è studiare la storia del sufismo (ci si deve accontentare dei documenti forniti, delle ipotesi, di ciò che è trapelato – o che fu lasciato trapelare perché oramai non più pericoloso o perché superato, e perciò inutile –) e un’altra è capire il sufismo, semmai in vista di percorrerne il cammino. In questo caso occorre sapere che il sufismo è azione e non insegnamento scolastico; non vi è metodo fisso ma percezione di ciò che è utile a seconda dei casi; e consapevolezza dell’inutilità di un sistema; non vi sono perciò insegnanti, bensì maestri che sanno come essere utili, senza cadere nella presunzione personalistica di sapere.

Provate a prendere un pezzo di lievito, e a mostrarlo a chi non lo conosce. Egli potrà dire che è del gesso, o del sapone, o un pezzo di formaggio. Se pensa che sia una cosa da mangiare, forse l’assaggerà, sputandolo subito perché è cattivo e acido. Ma chi sa di che si tratta lo impasta con la farina, che così lievita, e diventa pane. Ecco: il sufismo è lievito.


– da “Il sufismo vertice della piramide esoterica”
di Gabriele Mandel



domenica 4 settembre 2011

Il Codice della Luce



L’arte di accogliere il Sole

Esporsi al Sole, oltre ad essere importante per la chimica del corpo, è anche fondamentale per la qualità dei pensieri e delle emozioni, perché la luce solare ha un potere benefico sul piano mentale ed emozionale.

Il suo effetto agisce anche a un livello più profondo di quello materiale, e l’informazione che porta ci aiuta a migliorare il nostro comportamento e i nostri sentimenti. Sapersi esporre alla luce del Sole non vuol dire semplicemente addormentarsi o rilassarsi sotto i suoi raggi, ma è una vera e propria arte, capace di generare un potere rivitalizzante senza eguali. La luce porta un’informazione di vita, ma è necessario essere in grado di sintonizzarsi sulla sua frequenza per poter beneficiare appieno delle sue risorse.

Normalmente l’essere umano ignora questa possibilità e si espone alla luce senza avere la capacità di assorbire gli elementi vitali più profondi ed efficaci.

Prendere il Sole e accogliere la luce è un evento straordinario, che mette in moto delle dinamiche chimiche molto potenti e attiva energie capaci ci farci progredire nella nostra evoluzione. Ma non è solo una questione chimica: la luce solare è in grado di trasmetterci la saggezza, la bellezza, la pace e l’amore necessari per la nostra evoluzione. Tutto il nostro essere dovrebbe predisporsi a ricevere questi doni.

Per poter assorbire le informazioni più profonde e benefiche del Sole è fondamentale il corretto atteggiamento interiore. Può sembrare strano ma è proprio così: se ci si espone al Sole, ma la mente è distratta e i pensieri inseguono le emozioni, non si è in grado di ricevere tutto ciò che questa stella è in grado di dare.

È necessaria la presenza totale della persona affinché il trasferimento di questa informazione sia completo. Esiste un segreto, accuratamente custodito nel corso della storia, che riguarda l’arte di esporsi al Sole. L’arte di assorbire gli elementi vitali più potenti ed efficaci della luce solare consiste in un particolare atteggiamento interiore capace di predisporci alla condizione adatta. La luce solare è il vero cibo del nostro essere.

Il nostro atteggiamento è determinante per la qualità delle nostre azioni. Se restiamo totalmente presenti e consapevoli nell’atto che compiamo, allora avviene un cambiamento profondo sia in noi sia in quello che facciamo.

Questa regola tanto semplice è anche altrettanto potente se applicata correttamente.

È stato provato che mangiare con un atteggiamento inconsapevole (parlando, pensando ad altro, guardando la televisione, discutendo animatamente) fa sì che il nostro organismo non sia capace di assorbire adeguatamente il nutrimento rispetto a quando mangiamo in silenzio, presenti nell’atto che stiamo compiendo, grati per ciò che riceviamo e consapevoli del fatto di nutrire oltre che il corpo anche i pensieri e le emozioni attraverso quel cibo.

[...]

Anche la luce solare trasmette un’informazione precisa che può essere compresa e assorbita a patto che la persona sia in grado di sintonizzarsi su quella frequenza. Avere un atteggiamento inconsapevole nei confronti della luce solare e delle sue potenzialità preclude l’accesso a questo straordinario potere vitale, capace di farci progredire in ogni aspetto della nostra esistenza.

Può sembrare strano, ma il miglior atteggiamento che si può adottare per assorbire gli elementi profondi e vitali della luce è quello di un fiore che si apre totalmente al Sole per essere fecondato. Con questa immagine interiore e l’atteggiamento giusto saremo in grado di ricevere le informazioni presenti nella luce, che sono anche le più potenti e importanti per la nostra evoluzione.

Prima di esporsi alla luce sarebbe bene raccogliersi in se stessi, fare silenzio mentale ed essere coscienti di ciò che il Sole rappresenta: il centro del nostro sistema solare da cui emana uno straordinario potere creativo sotto forma di luce, calore e vita.

La luce solare è capace di cambiare la chimica del nostro corpo, la qualità dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, il nostro comportamento e il nostro spirito, fornendoci le informazioni necessarie al nostro progresso interiore. Esporsi al Sole inconsapevolmente, con una mente distratta, può essere benefico solo in parte. Esporsi al Sole consapevoli di cosa questo rappresenti, del suo potere e con l’atteggiamento interiore di presenza e apertura, permette di ricevere dalla luce gli elementi necessari per comprendere informazioni fino ad ora rimaste inaccessibili.

Ricevere la luce del Sole con consapevolezza e presenza aumenta esponenzialmente la nostra capacità di assorbire la forza vitale e l’informazione evolutiva contenuta in essa.


La coscienza del Sole

Cosa è la coscienza? La coscienza è il contenitore della nostra esperienza, che ci dà consapevolezza. Immaginiamo un palloncino per bambini. Se iniziamo a soffiare dentro questo pallone allora le pareti di plastica iniziano a tendersi e a gonfiarsi, fino a che il palloncino non si riempie totalmente. Il palloncino rappresenta la nostra coscienza che, man mano che ci soffiamo dentro, aumenta il volume, diventando più grande e capiente. Ma cosa succede se si continua a soffiarci dentro? Il palloncino scoppia e l’aria interna si fonde con l’esterno, perdendo i limiti che precedentemente aveva. Ecco che la nostra coscienza si è fusa con una coscienza illimitata, universale.

Questa esperienza io la chiamo “Coscienza Solare”, uno stato assolutamente impersonale, dove si ha consapevolezza di ordini di grandezza superiori, che normalmente non vengono considerati dai parametri di percezione standard.

Il processo che si vive quando si comprende bene il punto di vista del Sole è un po’ come tornare alla condizione naturale dell’infanzia.

Quando si chiama un bambino piccolo per nome, questo non si gira, perché non si identifica con quel nome. La percezione che ha di se stesso è molto vasta e non limitata da un’idea. È pura percezione della vita. Piano piano, poi viene educato e apprende a parlare e a pensare secondo schemi convenzionali. Tutto questo è profondamente produttivo, perché gli permette di integrarsi con ciò che lo circonda però, in questo processo, invece di utilizzare tutto ciò che apprende come mezzo, l’essere in questione inizia a cristallizzarsi nell’idea che ha di sé, riducendo la sua capacità di vedere le cose secondo un certo numero di possibilità molto limitanti: spesso crede di essere solo un nome, si identifica con un corpo e una mente e raramente risperimenta ciò che prima era assolutamente naturale. Avrete notato come i bambini piccoli non guardano quasi mai negli occhi l’altra persona, ma sono piuttosto attratti da tutto ciò che sta intorno alla persona. Chissà che percezioni fantastiche hanno, che colori e sensazioni provano e soprattutto quanto è fluido e puro il loro punto di vista.

Dal punto di vista del Sole, la coscienza non si identifica più con qualcosa di limitato o di personale e quindi è in grado di relazionarsi con ciò che prima veniva percepito come un ostacolo separato da se stessa, secondo una nuova prospettiva dove è presente un profondo senso di unione con le persone e le cose. Questa consapevolezza permette che avvengano nuove esperienze, ritenute prima improbabili.

Permettiamo al mistero dell’esistenza di continuare a stupirci.

La coscienza è il contenitore della consapevolezza
La consapevolezza deriva dall’esperienza

Si potrebbe parlare un giorno intero su cosa sia un orgasmo e si potrebbe addirittura tenere conferenze sull’argomento, spiegando i processi chimici, fisici, mentali ed emozionali legati a questa esperienza. Molte persone crederebbero di ascoltare un esperto in materia e alcune di esse sarebbero addirittura disposte a fare un corso su come si vive un orgasmo. Ma chi parla potrebbe non avere la più pallida idea di cosa sia realmente un orgasmo, per il semplice fatto che non lo ha mai vissuto e sperimentato direttamente. Le parole rimangono concetti privi di esperienza. L’esperto potrebbe emozionarsi nel parlare di un orgasmo, ma sarebbe tutto frutto della sua mente.

La consapevolezza reale deriva invece dall’esperienza diretta. Quando una persona parla di qualcosa che ha vissuto personalmente, alla nostra coscienza arriva l’autenticità di quel messaggio, al di là di come la nostra mente possa interpretarlo.

Mano a mano che la coscienza si espande, noi facciamo nuove esperienze percettive e smettiamo di considerarci come qualcosa di limitato: un corpo, un’emozione o un pensiero. Tu sei colui che pensa, colui che sente e colui che ha un corpo. Per la maggiore parte del tempo molte persone si cristallizzano nella percezione di se stesse come qualcosa di limitato. È un po’ come credere di essere un’auto solo perché la si guida. Così facendo si scambia l’auto per l’autista.

Questa cristallizzazione determina una fissità nella percezione della realtà, che appare assolutamente limitata. Attraverso il punto di vista del Sole la coscienza si espande gradualmente e armoniosamente, diventando impersonale. La considerazione di se stessi acquista una profondità insospettabile: le possibilità percettive si moltiplicano migliaia di volte e la coscienza, non più limitata, inizia a considerarsi il mondo stesso, interagendo con esso attraverso nuove e appaganti risorse. I vecchi limiti (pensieri limitanti e ossessivi, emozioni distruttive e pesanti, squilibri vitali e fisici, considerazione limitata di sé) fanno posto a una nuova Coscienza Solare.

Normalmente ogni essere umano è concepito come un campo di energia individuale che interagisce con altri campi, scambiandosi informazioni, ma questa percezione è illusoria e deriva da una prospettiva terrestre polare.

Quando la frequenza luminosa individuale si sintonizza con il piano evolutivo solare, la coscienza della persona opera in un campo unificato di energia, dove non esiste polarità, non esiste un “io e te”, ma un unico campo energetico senza distinzioni, come un solo organismo. Questa è la percezione che si sperimenta nella Coscienza Solare.

Possiamo dire la stessa cosa per il nostro corpo: ogni cellula può essere considerata un’entità a sé stante svincolata da tutto il resto, oppure, seguendo un ordine di grandezza superiore, vederla come parte di un organismo infinitamente più grande. La nostra coscienza individuale è come una cellula che appartiene a un organismo più vasto, e attraverso la Coscienza Solare possiamo arrivare a percepire questo organismo nella sua totalità e interagire consapevolmente con esso, uscendo dagli abituali schemi energetici. Una volta realizzato questo, sarà possibile relazionarci col mondo circostante da un livello superiore, non più polare e diviso ma unitario, e ciò permetterà di attuare dei cambiamenti molto più profondi in ciò che chiamiamo realtà. Questa non sarà più percepita come qualcosa di separato da noi e quindi reagirà diversamente ai nostri impulsi. Con l’esperienza della Coscienza Solare si arriva alla percezione che tutto è una parte di noi, come un unico organismo, in un campo unificato di energia.

Alcuni anni fa feci un esperimento con un amico che soffriva di insonnia: dopo essermi portato sul piano evolutivo solare, gli chiesi di descrivere il suo problema nei minimi dettagli. Mentre parlava percepivo ogni sensazione, ogni pensiero, ogni emozione e ogni impressione, sia che appartenesse a lui che a me, come parte di un unico campo energetico indistinto, e come tale trasformavo tutto in pura luce contenente l’informazione di riequilibrio del sonno fisiologico. L’esperimento durò circa quindici minuti alla fine dei quali tutto sembrava normale, salvo il fatto che la notte stessa l’amico riprese a dormire dopo due anni di insonnia.

Con l’esperienza della Coscienza Solare i campi energetici reagiscono ai nostri impulsi in maniera differente. Se la coscienza smette di relazionarsi con il mondo circostante attraverso il piano evolutivo terrestre, considerando la realtà come qualcosa di separato da sé, e fa esperienza della Coscienza Solare, allora sarà in grado di accedere a risorse superiori rispetto a quelle precedenti e di avere a disposizione infinite possibilità che sfuggono alla percezione ordinaria delle cose.


L’origine del conflitto

La condizione migliore per l’essere umano è avere i piedi per terra e la testa nel Sole. Così facendo può concretizzare e realizzare un ordine superiore. La coscienza umana si è abituata a vivere secondo il punto di vista della Terra, dimenticandosi che si tratta solo di una delle infinite possibilità e si è cristallizzata in esso. Per questo vive immersa nella polarità, è da essa influenzata, e sperimenta il piacere e la sofferenza, la confusione e la chiarezza e ogni altra sensazione attraverso gli opposti. Questa è l’origine del conflitto interiore che l’uomo vive, che è alla base di molti disequilibri che coinvolgono tutto il nostro essere, dalle malattie fisiche agli squilibri mentali ed emozionali. Ristabilire la propria coscienza nel Sole, permette di superare questa polarità e sperimentare una visione unitaria delle cose, ricostituendo un ordine interiore presente nell’universo, che l’essere umano ha parzialmente perso fissandosi su qualcosa di relativo. Inner Sun è capace di portare dentro di noi un’informazione luminosa che riproduce il modello solare, riconducendo la polarità all’unità e sanando i conflitti generati dagli opposti. Quando l’uomo tenta di guarire usando una visione geocentrica, non fa altro che continuare a generare una polarità e così facendo alimenta un ciclo senza fine.

La malattia cercherà una guarigione e i problemi una soluzione; ma dopo ogni guarigione ci sarà una nuova malattia, e dopo ogni soluzione un nuovo problema, perché questa è la natura polare del piano evolutivo terrestre. L’informazione contenuta nel piano evolutivo solare è invece differente: i problemi si trasformano in risorse e in mezzi per acquisire più virtù, per crescere ed evolversi, e smettono di essere visti come tali. Non ci saranno più problema e soluzione, ma mezzi per poter crescere. La nostra visione interiore influenza ogni aspetto della nostra vita, dalla salute al modo di agire e reagire. Quando si raggiunge un ordine di equilibrio solare, prima compromesso, l’essere umano inizia a guarire ogni aspetto della sua esistenza, allineandosi con un’evoluzione armonica.

Osservando un problema dal punto di vista del Sole, mi accorgerò che la soluzione è il problema stesso, poiché diviene lo strumento per rendermi consapevole di me stesso. Il senso di ogni vera guarigione e di ogni vera soluzione non è quello di superare la malattia o di risolvere il problema, ma è la consapevolezza di essere una coscienza al di là della malattia e del problema.


da “Il Codice della Luce. Nutrirsi e guarire con il Sole”
di Daniel Lumera








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