lunedì 27 maggio 2013

Lo spirito del Sufismo



di Hazrat Inayat Khan


Il Sufismo non può essere chiamato una religione perché è libero dai principi, dalle distinzioni e dalle differenze, che sono proprio la base sulla quale le religioni sono fondate; il Sufismo non può neanche essere chiamato una filosofia, perché la filosofia insegna lo studio della natura nelle sue qualità e nella sua varietà, mentre il Sufismo insegna l’unità. Quindi potrebbe essere chiamato semplicemente l’allenamento della visione.

La parola ‘Sufi’ implica purità, e purità contiene due qualità (purità e purezza). Purità significa non mescolato con nessun altro elemento, o in altre parole ciò che esiste nel proprio elemento, non amalgamato e non macchiato. La seconda qualità della purezza è una grande adattabilità.

Tale è anche la natura del Sufi. Per prima cosa si purifica tenendo costantemente davanti a sé la visione di Dio, non permettendo che le macchie delle differenze e delle distinzioni terrene siano rispecchiate sul suo cuore, né alle associazioni buone o cattive, né ai rapporti con gente di classe alta o bassa. Nessuna fede o credenza può mai interferire con la sua purità.

Il Sufi mostra la sua fratellanza universale nella sua adattabilità. Fra i Cristiani lui è un Cristiano, fra Ebrei lui è un Ebreo, fra i Musulmani lui è un Musulmano, fra gli Indù lui è un Indù; poiché lui è uno con tutti, e quindi tutti sono con lui. Lui permette ad ognuno di unirsi alla sua fratellanza, e nello stesso modo permette a se stesso di unirsi a chiunque altro. Lui non chiede mai: “Qual è la tua fede o nazione o religione?”, né chiede: “Quali sono i tuoi insegnamenti o principi?”

Chiamalo fratello, lui risponde fratello, e lo pensa. Riguardo ai principi, il Sufi non ne ha nessuno, perché la dolcezza può essere vantaggiosa per uno, e dannosa per un altro. E così vale per ogni principio, bene o male, gentile o crudele. Se chiediamo a un soldato di avere compassione durante la battaglia, sarà subito sconfitto. Ciò dimostra che ognuno ha i propri principi per ogni azione o situazione. Una persona potrebbe credere in un certo principio, mentre un’altra potrebbe avere un’opinione completamente opposta. Ciò che una persona potrebbe chiamare bene, un’altra potrebbe chiamarlo male. Uno dice che una certa strada è quella giusta, mentre un altro prende la direzione opposta. Il Sufi, invece di centrarsi nei suoi piaceri e dispiaceri e di limitare se stesso ad un certa fede o credenza, ragionando da solo su ciò che è bene o male, focalizza la sua vista su quella di un altro, e quindi vede la ragione per cui lui crede e per cui non crede, per cui qualcosa è giusto per uno e sbagliato per un altro. Il Sufi comprende anche perché qualcosa che viene chiamato bene da alcuni potrebbe essere chiamato male da altri, e così mantenendo sotto controllo il suo punto di vista arriva alla vera altezza della saggezza.

Il Sufi è un vero Cristiano riguardo alla carità, alla fratellanza e alla guarigione della sua anima come a quella dell’anima di un altro. Non è intransigente nel modo di aderire ad una Chiesa particolare, o nell’abbandonare gli altri maestri ed i loro seguaci che vennero prima e dopo Cristo, e il suo apprezzamento e le pratiche della sua verità sono intensi come quelli di un vero Cristiano.

E’ nelle vite dei dervisci che si vede la vera rappresentazione della vita e degli insegnamenti di Cristo, specialmente nel loro condividere la loro casa e il loro cibo con gli altri, sia amici che nemici. Persino oggigiorno continuano nei loro modi puri. Il Sufi è un Cattolico poiché produce il disegno del suo ideale di devozione nella sua anima, ed è un Protestante abbandonando la parte cerimoniale del culto.

Il Sufi è un Bramano, perché la parola Bramano significa ‘colui che conosce Brahma’, o Dio, l’unico Essere. La sua religione consiste nel credere in nessuna altra esistenza tranne quella di Dio, che il Bramano chiama Advaita. Il Sufi ha tanti gradi spirituali da attraversare quanti ne hanno gli Yogi. Ci sono pochissime differenze persino nelle loro pratiche, dato che la differenza è principalmente nei nomi. Senza dubbio il Sufi preferibilmente sceglie una vita normale rispetto a quella di un asceta, tuttavia non si limita né alla prima né al seconda. Il Sufi considera gli insegnamenti degli Avatars vere manifestazioni della divina saggezza, ed ha una perfetta intuizione nella sottile conoscenza del Vedanta. Il Sufi apprezza il concetto dell’inoffensività del Jain, e considera che la gentilezza sia la vera strada di purità e perfezione. Nel passato i Sufi hanno vissuto la vita di rinuncia, e in Oriente la maggior parte di loro vive ancora una vita del tutto inoffensiva, proprio come gli Jains.

Il Sufi è un Buddista, perché ragiona su ogni passo in avanti nel suo viaggio spirituale. Gli insegnamenti Sufi sono molto simili agli insegnamenti dei Buddisti; infatti è il Sufi che unisce i credenti e i non credenti nell’Ideale di Dio e nella conoscenza dell’unità.

Il Sufi è un Musulmano, non perché molti Musulmani furono Sufi, né a causa del suo utilizzo della fraseologia Musulmana, ma perché nella sua vita dimostra quello che un vero Musulmano dovrebbe essere.

I Musulmani hanno un tale senso di devozione che non importa quanto grande un peccatore o quanto crudele un uomo possa essere, il nome di Allah o di Maometto lo scioglie subito in lacrime. In modo simile le pratiche del Sufismo sviluppano per prime le qualità del cuore che spesso sono trascurate da molti altri mistici.

E’ la purificazione del cuore che lo rende recettivo all’illuminazione dell’anima. I Sufi sono coloro che leggono il Corano per ogni esperienza nella vita, e vedono e riconoscono il volto di Maometto in ogni atomo della manifestazione.

Il Sufi, come uno Zoroastriano o un Parsi, guarda verso il sole e si inchina di fronte all’aria, al fuoco, all’acqua, alla terra, riconoscendo l’immanenza di Dio nella Sua manifestazione, prendendo il sole e la luna come i segni di Dio.

Il Sufi interpreta il fuoco come il simbolo della saggezza, e il sole come la luce celestiale. Non solo si inchina di fronte a loro ma assorbe anche le loro qualità. Generalmente in presenza dei dervisci brucia costantemente un fuoco di legno e l’incenso.

Il Sufi è un Ebreo, specialmente nello studio e nella maestria dei diversi nomi di Dio. Il potere miracoloso di Mosé può essere trovato anche nelle vite dei Sufi sia nel passato sia nel presente. Infatti, il Sufi è il maestro del misticismo Ebraico; la voce divina sentita da Mosé sul Monte Sinai nel passato è udibile a molti Sufi oggi.


http://www.movimentosufi.com/LO%20SPIRITO%20DEL%20SUFISMO%20di%20Hazrat%20Inayat%20Khan.html




IL SUFISMO E IL MESSAGGIO SUFI

Sufismo significa saggezza. Tutti sappiamo che i Cristiani sentono che c'è saggezza nell'essere Cristiani. Gli Ebrei sentono che c'è saggezza nell'essere Ebrei. I Musulmani sentono che c'è saggezza nell'essere Musulmani. Gli Indù e i Buddisti, e così molti altri, sentono anche che c'è saggezza nell'appartenere alla religione cui appartengono. Infatti, se i Cristiani scoprono veramente la saggezza, allora sono Sufi, sia che loro scelgano di chiamarsi così oppure no. Se gli Ebrei scoprono veramente la saggezza, allora sono Sufi. Se i Musulmani scoprono veramente la saggezza, allora sono dei Sufi, e lo stesso vale per i Buddisti e gli Indù e per tutti coloro che seguono qualsiasi religione.

Un Sufi, per definizione, è un'anima religiosa; tuttavia, il Sufismo non è una religione, né un culto o una scuola. Il Sufismo è proprio solo una "porta aperta", un atteggiamento di simpatia interiore verso tutte le credenze. Tutte le religioni sembrano essere tutte derivazioni di uno e dello stesso impulso, il grido del cuore, la brama dell'anima per Dio.

Un Sufi sente la necessità di fare certe pratiche che non sono tenute segrete egoisticamente come nel caso di vari culti e sette. Queste pratiche sono salutari da un punto di vista fisico come anche psicologico. Per esempio, le pratiche di respirazione sono incoraggiate per sviluppare la finezza dell'energia del Prana nel respiro. Non è il volume del respiro che è importante ma piuttosto l'intensità della luce del Cosmo che il respiro trasmette. Altre discipline come le pratiche di concentrazione aiutano estremamente l'allenamento della mente. Sorprendentemente, più siamo capaci di concentrarci su un dato pensiero e tenerlo saldo, più siamo capaci di liberare la mente da un pensiero che non è voluto. Ci sono talmente tante persone che sono infelici perché sono ossessionate da pensieri che disturbano, e non sanno come sbarazzarsene.

Ci sono anche pratiche di tipo devozionale, quali le preghiere in cui il Sufi si trattiene dal chiedere, ma invece tenta di offrire amore e gratitudine al Divino Amato. La parola amore rappresenta una realtà vastissima che ha significato soltanto quando l'io è dimenticato nello schiudersi dell'Amore.

Il Sufi prende gli altri più seriamente di sé, e questa è la ragione per cui è molto difficile comprendere ciò che un Sufi pensa e sente veramente. In riguardo all'esistenza materiale, il Sufi è sveglio alla realtà della creazione, mentre allo stesso tempo osserva l'infinita realtà dell'illusione.


http://www.movimentosufi.com/index.html#IL%20SUFISMO


domenica 19 maggio 2013

La dedica al guerriero


In un mondo dove i punti di riferimento sono pochi o mancano, dove i maestri, quelli veri, scompaiono sotto le sferzate di una mediocrità imperante e dove il Sistema poggia le suo forti basi sul relativismo e il "si salvi chi può", non è al manager o al perfetto impiegato che sento di voler scrivere una dedica, ma a quella persona particolare, a quell' uomo spinto ad agire da un Dio: il guerriero.

Non commettere, caro lettore, l' errore di prendere la parola guerriero come inneggiante all' egoismo ed alla violenza, i poteri forti ci mettono a disposizione un vocabolario falso; il vero guerriero è l' uomo spinto da un Dio, un essere supremo ed interiore che lo muove e guida affinché vinca le sue battaglie per un grande cambiamento o muoia ispirando gli altri.
Di esseri umani davvero guerrieri ve ne sono pochi, ma è su quei pochi che si giocano le sorti di tutti noi e, forse, proprio tu, che stai dall' altra parte dello schermo, rientri in questo gruppo speciale e, magari, accenni anche ad un piccolo sorriso mentre leggi queste parole.
Il guerriero è colui che non ha legami particolari, poiché non è del particolare che gli interessa, ma di tutto ciò che esiste ed è collegato con la sua missione. Il guerriero è colui che non accetta i limiti che ha, poiché sa di non avere limiti e che sono questi in realtà soltanto riflessi di una parte di lui che non lo rappresenta davvero, ma che hanno cercato di incollargli addosso. Il guerriero è colui che sa di non conoscersi affatto, ma che promette a sé stesso di non darsi per vinto nella crescita, poiché il flusso dell'esistenza è in continuo cambiamento e noi con esso. Il guerriero è quella persona che non ha rimpianti, traumi o dipendenze e non perché non abbiano mai cercato di ferirlo o ucciderlo o perché non abbia mai sbagliato, avuto paura o desiderato qualcosa, ma perché è vivo e forte nel presente e si sente costantemente ispirato dal Dio che gli è dentro e che lo fa alzare ogni volta che cade, senza guardare alle parti che ha perso. Il guerriero vive pienamente le proprie emozioni, ma non lascia mai loro potere e controllo, lui è padrone di sé quando desidera esserlo. Il guerriero è colui che guardando il cielo stellato, ogni sera, saluta i suoi fratelli e le sue sorelle che da lontano lo osservano aspettando il suo ritorno. Il guerriero è quella persona che non scappa davanti ai doveri, ma che sa di essere nato per portarseli sulle spalle poiché è l' unico che potrebbe farcela a sopportarli. Il guerriero è colui che non si arrende quando gli dicono che il suo sogno di un mondo migliore è solo un sogno o che le persone che gli stanno intorno non brandiranno mai con lui la spada o non lo ameranno mai per ciò che fa. Il guerriero non si arrende perché il Dio che gli è dentro gli dà la forza di cui ha bisogno e perché non è un uomo del popolo, ma per il popolo, e non gli importa se qualcuno combatterà con lui o lo amerà per il suo sacrificio, lui non cerca altri martiri, ricerca un mondo che di martiri non abbia più bisogno.
Il guerriero non sempre nasce tale, capita infatti, a volte, che in un momento, in una giornata come un altra, la vita per una persona acquisti improvvisamente un significato diverso e che qualcosa, nel profondo del suo essere, apra gli occhi e la riempia di nuova energia. Altre volte è invece un percorso alla ricerca del vero sé che porta una persona a diventare un guerriero e a combattere fino alla fine dei suoi giorni per cambiare qualcosa, anche solo un dettaglio, affinché nessuno più pensi di non essere tanto forte per vivere pienamente o che solo alcuni abbiano un Dio al loro interno e possano maneggiare una spada.

Forse ti ho annoiato, caro guerriero che leggi queste parole, forse ti ho detto cose di te che già sapevi, ma pensavo fosse giusto che almeno una volta, almeno io, potessi dirti che non sei solo e che quel grazie di cui sicuramente non avrai bisogno, c' è chi sente di volertelo dire con tutto sé stesso. Grazie..



dal blog Alleanza Magica: http://alleanzamagica.blogspot.it/2012/05/la-dedica-al-guerriero.html



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