sabato 28 gennaio 2012

Trasformarsi in farfalla - O.M. Aivanhov


Dove troveremo degli esseri che accettino di morire per vivere? Che cosa risponderà la Natura a questa nostra domanda? Tutti avete visto delle farfalle, ma quanti di voi hanno seriamente riflettuto sul grande segreto che la Natura ha inscritto in esse, e su ciò che ha voluto dire con la trasformazione del bruco in farfalla?

A modo suo, il bruco è anche un grande filosofo; un giorno si mette a riflettere su se stesso: si trova brutto, pesante, prosaico, e decide di trasformarsi.
Allora inizia a penetrare profondamente all’interno di se stesso, e si chiude in un bozzolo. Qui, forze sconosciute si mettono al lavoro e a poco a poco lo trasformano...
E un giorno, dal bozzolo in cui si era rinchiuso, ecco uscire una farfalla con una veste meravigliosa, con le ali che le permettono di volare di fiore in fiore e di assaporare gioie sottili. Quando questa creatura era un bruco, la si perseguitava perché distruggeva le piante; divenuta farfalla, la si cerca per ammirarla, e il suo cibo si trova già pronto nei fiori: essa non prende nulla che non le sia destinato.

La farfalla che cerca la bellezza si posa sui fiori. Che cosa c’è di più bello e più colorato dei fiori? Anche la farfalla si è fatta delle vesti talmente belle, radiose e luminose che tutti ne sono incantati. Se sa lavorare sulla propria aura, anche l’essere umano può possedere gli stessi colori.

La metamorfosi del bruco in farfalla è un processo che ha il suo equivalente nella nostra vita psichica.

Sappiate lavorare sulla vostra aura affinché questa riceva solo correnti favorevoli, creando così intorno a voi una sorta di campo magnetico che vi protegge e influenza beneficamente gli esseri che avvicinate. In realtà, ciò che gli altri avvertono, è una presenza, la presenza degli esseri spirituali che sono stati attirati della vostra aura.

L’essere umano inizia a concentrarsi, a meditare, e soprattutto a preparare un bozzolo per proteggere il proprio lavoro interiore; da quel bozzolo un giorno uscirà una farfalla. Per noi, quel bozzolo è l’aura.

Chi prende coscienza della potenza dell’aura, chi lavora sulla propria aura, non “mangia” più gli esseri, così come la farfalla non mangia più le foglie, ma si nutre del nettare dei fiori. Essere un uomo comune o un Iniziato corrisponde a un diverso modo di nutrirsi.

Quando meditate, che cosa fate? Siete come una crisalide: vi chiudete in un bozzolo, e a quel punto, in voi avvengono trasformazioni di ogni genere. Ma non siete ancora una farfalla, poiché il vostro lavoro non è sufficiente: siete tornati alle vostre occupazioni... Qualche tempo dopo, vi chiudete nel vostro bozzolo, tessete alcuni fili spirituali, ma di nuovo i vostri doveri vi chiamano e voi interrompete il lavoro... Finalmente, un giorno, uscite come farfalla! Questo significa che potete attingere ciò che vi è di più sottile nei cuori e nelle anime di tutte le donne e di tutti gli uomini, senza mangiarli e senza sciuparli.

La farfalla, simbolo di trasformazione e di resurrezione.
L’ho osservato: è meditando che ci si trasforma. In una vera meditazione, il vostro volto deve rischiararsi, illuminarsi. Se nessun cambiamento si verifica, non state resuscitando. In ogni meditazione, in voi deve aumentare la luce. È quella luce che entra nell’edificazione del vostro corpo di gloria, e un giorno voi resusciterete. E chi è resuscitato, vive una vita nuova: ha altri penseri, altri desideri, un altro comportamento.

La natura ha messo ovunque dei segni per istruire i discepoli e far loro comprendere le trasformazioni che essi devono produrre dentro di sé.

La farfalla è un simbolo dell’anima che è uscita da tutte le limitazioni, ed è questa la vera resurrezione.
Non bisogna credere che vi sia una resurrezione per il corpo fisico: vi è semplicemente il risveglio in se stessi di qualcosa che si era addormentato e che, un giorno, dopo un lungo lavoro di maturazione, risorge alla luce.

La parte inferiore dell’uomo rappresenta il bruco che distrugge le foglie. Secondo la logica del bruco, il mondo intero è stato fatto per lui, è questo gli dà il diritto di saccheggiare tutto senza preoccuparsi delle leggi della Natura che, del resto, ai suoi occhi non esistono.

La parte superiore rappresenta la farfalla che è libera di volare, di nutrirsi di nettare e di gioire della bellezza della natura. Rappresenta il discepolo della Scienza divina.

Morire alle foglie, significa vivere per i fiori e il nettare. La libertà, la gioia, la luce, la bellezza... Ecco il mondo in cui vivono le farfalle.

Attraverso il lavoro spirituale, potete riuscire a sbarazzarvi di tutto ciò che vi disturba, e potete anche ringiovanire. Ma prima, occorre produrre delle trasformazioni nel campo psichico, ossia nella volontà, nel cuore, nell’intelletto, nell’anima e nello spirito. È da qui che le trasformazioni si propagano in seguito nel corpo fisico.

Il bruco che si trasforma in farfalla è un simbolo. Tutti i veri discepoli della Scienza iniziatica desiderano e pensano solo a questo: trasformarsi in farfalla. Vogliono uscire dallo stato di bruco. Tale stato è uno stadio dell’evoluzione attraverso il quale tutti gli esseri umani devono passare. Per alcuni, quel periodo è più breve, per altri più lungo, ma tutti devono passare di lì.

Per ogni essere umano arriva il giorno in cui egli sente di dover morire alla vita limitata del bruco – vita nella quale non poteva comprendere nulla dello splendore del mondo – per nascere a una vita di farfalla, a una vita di gioia, di bellezza e di libertà.

Se il bruco si ostina a continuare per più di 40 giorni la sua vita di bruco, muore; ma se digiuna e si chiude in un bozzolo, avviene la sua metamorfosi in farfalla.

La saggezza consiste nel considerare le difficoltà e le prove come degli inseguitori che sono mandati dalla Provvidenza, e che ci stanno alle calcagna per obbligarci a percorrere strade lungo le quali faremo grandi scoperte.

È la nostra rinuncia a forme inferiori di vita che ci rende sempre più vivi e ci avvicina alla resurrezione.

Per vivere nella bellezza, si deve morire alla bruttezza; per vivere nell’amore, si deve morire all’odio; per vivere nella luce, si deve morire alle tenebre.

Quando il processo di resurrezione è terminato, tutti gli organi e gli arti sono rigenerati, e l’uomo si libera dalle pesantezze e dalle costrizioni del corpo fisico, come la crisalide che si libera del suo bozzolo per diventare farfalla.

Se vivete unicamente con la coscienza della separatività, con la convinzione di essere sempre separati, lontani dalla vita universale, allora sarete sempre nelle illusioni, lotterete, soffrirete e non troverete mai pace. Se invece uscirete da quella filosofia, se farete almeno degli sforzi per uscirne, incomincerete a sentirvi penetrare dalla vita universale, e vivrete nello spazio infinito, nell’eternità. È qualcosa di talmente straordinario che all’inizio non si capisce cosa stia accadendo... Ma accade semplicemente che si è ritrovata finalmente la realtà, la vita divina.

Quando uno yogi giunge a calmare tutto in sé, anche a fermare il pensiero – perché nel suo movimento, anche il pensiero fa rumore – allora ode la voce del silenzio che è la voce della sua natura divina.

Se migliorerete il vostro modo di vivere, dentro di voi inizierà a risvegliarsi una memoria. Senza aver letto nulla, saprete tutto: sarà la vera memoria che verrà a stabilirsi in voi!

Per colui che sa vivere divinamente, tutto il sapere millenario che si è registrato in lui inizia ad affiorare, ed egli possiede la vera conoscenza.


– Omraam Mikhaël Aïvanhov –



domenica 1 gennaio 2012

Meditazione e Azione – Swami Sivananda



L’uomo che medita in una grotta, nell’Himalaya, trova difficile agire nel mondo. Non può meditare nei piani superiori di un edificio situato al centro di una città. Similmente, l’uomo che vive nel mondo trova difficile rimanere in un luogo solitario. Ambedue non hanno una mente bilanciata. Sono entrambi imperfetti; hanno uno sviluppo unilaterale. Chi può meditare in un ritiro solitario per sei mesi, e lavorare sinceramente nel mondo per altri sei mesi, è uno yogi ideale, un uomo perfetto. È il karma yogi ideale. È veramente un uomo forte, che si è sviluppato integralmente. Nulla può turbare la sua mente, neanche quando è posto in certe condizioni sfavorevoli e in cattivi ambienti.

Se uno ha praticato il pratyahara (il ritiro dei sensi dai loro oggetti) può ritirare la sua mente, come la tartaruga ritira i suoi arti sotto la conchiglia. Nessun suono può disturbare la sua mente. Il tuono di un cannone, il rumore dei camion e dei carri per strada non possono fare alcuna impressione nella sua mente. Egli è praticamente morto al mondo, ma internamente è davvero molto attivo. Così può mutare un’attiva città in una grande foresta. Ma chi non possiede pratyahara o concentrazione troverà una grande città anche in mezzo a una fitta foresta. Gli aspiranti dovrebbero sempre osservare e mettere a prova la mente; dovrebbero cercare di mantenere un perfetto equilibrio. La vera meditazione dà un’immensa forza interiore. Se uno non può realizzare questa forza e pace interiore, sicuramente vi è qualche errore nella sadhana o nella meditazione. Costruire castelli in aria, cadere nel sonno, rimuginare, e altri stati negativi della mente, non devono essere scambiati erroneamente per samadhi o meditazione. Gli aspiranti inesperti e impreparati fanno sempre di questi errori e vengono ingannati.

Soltanto una minoranza microscopica è adatta per la piena e profonda meditazione. La stragrande maggioranza all’inizio deve combinare meditazione e attività. Quando il sadhaka sarà veramente avanzato nella meditazione, lentamente potrà rinunciare all’azione.


– da “La pratica del Karma Yoga” di Swami Sivananda


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