domenica 6 novembre 2011

La maturità è una rinascita spirituale



Maturità vuol dire riconquistare la tua intelligenza perduta, rivendicare il tuo paradiso, tornare a essere un bambino. Naturalmente non allo stesso modo, perché il bambino comune è destinato a corrompersi: quando recuperi la tua infanzia, diventi incorruttibile. Nessuno può corromperti, perché ora sei diventato intelligente: sai ciò che ti ha fatto la società, e sarai attento e consapevole che la cosa non si ripeta, non lo permetterai più.

La maturità è una rinascita, una rinascita spirituale. Torni a essere un bambino, cominci a guardare l’esistenza con occhi freschi; ti avvicini alla vita con l’amore nel cuore; penetri nel tuo centro più profondo con silenzio e innocenza. Non sei più confinato alla testa, ora è al tuo servizio, la usi. Come prima cosa diventi il cuore, poi trascendi anche quello. Andare oltre i pensieri e i sentimenti, e diventare pura entità, è maturità. La maturità è la fioritura suprema della meditazione.

Una volta Gesù si trovava sulla piazza del mercato e qualcuno gli chiese: “Chi è degno di entrare nel Regno di Dio?”.

Si guardò intorno: c’era un rabbino, che si deve essere fatto un po’ avanti pensando di essere il prescelto, ma così non fu. C’era l’uomo più virtuoso della città, il moralista, il puritano; si fece un po’ avanti sperando di venire indicato, ma così non fu.

Si guardò intorno: vide un piccolo bambino che non si era mosso di un centimetro, perché non si aspettava di venir chiamato. Era inimmaginabile che fosse chiamato; stava semplicemente godendosi la scena, ascoltando Gesù che parlava alla gente.

Gesù chiamò il bambino, lo prese in braccio e disse alla folla: “Solo chi è come questo bambino è degno di entrare nel Regno di Dio”.

Ricorda, disse: “Solo chi è come questo bambino...”. Non: “Chi è un bambino...”; la differenza è enorme. Non ha detto: “Questo bambino entrerà nel Regno di Dio”, perché è inevitabile che tutti i bambini si perdano e si corrompano. È inevitabile che ogni Adamo e ogni Eva siano cacciati dal giardino dell’Eden e si perdano. L’unico modo di riconquistare la vera infanzia è perderla. È molto strano, ma è così che funziona la vita; è paradossale, ma la vita è un paradosso. Per conoscere la bellezza autentica della tua infanzia la devi prima perdere, altrimenti non la conoscerai mai.

Il pesce ignora completamente dove sia il mare, a meno che tu non lo tiri fuori dall’acqua e lo metti sulla sabbia, al sole rovente. Lì egli saprà dov’è il mare. Lo desidererà, farà ogni sforzo per tornarvi, salterà nell’acqua. È lo stesso pesce e al tempo stesso non lo è più. È lo stesso mare e al tempo stesso non lo è più, perché il pesce ha imparato una nuova lezione. Adesso è consapevole: “Questo è il mare e questa è la mia vita. Senza di esso io non esisto più, poiché sono una sua parte”.

Tutti i bambini devono perdere la propria innocenza e riconquistarla. Perderla è solo metà del processo. Molti l’hanno persa, ma pochissimi l’hanno riconquistata. Questa è una sfortuna enorme, un’autentica disgrazia. Tutti la perdono, ma raramente un Buddha, uno Zarathustra, un Krishna o un Gesù la riconquistano.

Gesù non è altri che Adamo che torna a casa. Maddalena non è altri che Eva che torna a casa. Sono usciti dal mare e hanno conosciuto la miseria e la stupidità. Hanno visto che non c’è felicità fuori dal mare.

Quando diventi consapevole che appartenere a una religione, a una cultura o a una società vuol dire restare infelici e prigionieri, in quello stesso giorno cominci a sciogliere le tue catene. La maturità sta arrivando; stai recuperando la tua innocenza.

I bambini non sono santi, ma i santi – quelli veri – sono bambini. Il bambino possiede la stessa qualità, ma ne è inconsapevole. E che senso ha avere qualcosa se non ne sei consapevole? Potresti essere proprietario di un grande tesoro e non saperlo: sarebbe come se non lo avessi. Averlo o non averlo non farebbe differenza.

Un uomo ricchissimo era molto confuso perché per tutta la vita si era sforzato di diventare ricco e finalmente ce l’aveva fatta. Era diventato l’uomo più ricco del pianeta, ma non era felice. Pensava che bastasse diventare ricchi per essere felici, e si sentiva molto frustrato, com’è destino di tutte le persone di successo: allora cominciò ad andare in giro alla ricerca di un saggio che lo aiutasse a raggiungere la felicità.

Qualcuno gli suggerì un Maestro sufi. Egli si recò da lui su uno splendido cavallo e con una borsa carica di diamanti, forse i più preziosi del mondo. Disse al Maestro: “Possiedo tutti questi brillanti, ma non una goccia di felicità. Come posso ottenerla? Puoi aiutarmi?”.

Il Maestro fece un balzo, afferrò la borsa e scappò via: il ricco non credeva ai propri occhi. Lo inseguì piangendo e urlando: “Sono stato derubato! Mi hanno ingannato! Quest’uomo non è un Maestro, ma un ladro! Prendetelo!”.

Il Maestro conosceva a perfezione le strade, le vie e i vicoli di quel villaggio, e riuscì a seminare il ricco, che, non avendo mai inseguito nessuno, si trovava in difficoltà. Una folla cominciò ad andargli dietro: conoscevano il Maestro sufi e i suoi strani metodi.

Alla fine fecero ritorno all’albero sotto il quale il ricco aveva trovato seduto il Maestro: vi ritrovarono il Maestro, insieme alla borsa. Il ricco si fece avanti e il Maestro gliela ridiede; l’uomo se la portò al cuore, dicendo: “Sono così felice di aver ritrovato il mio tesoro perduto!”.

Il Maestro disse: “Hai avuto un assaggio della felicità? Se non la perdi non puoi sentirne il sapore. Io te l’ho fatta perdere... questo è il modo di assaporare la beatitudine: perdere qualcosa”.

Se riesci a perdere il tuo ego, otterrai te stesso, ciò che il Buddha chiama il non-sé. Lo chiama non-sé per la semplice ragione che non è più il tuo ego: non ne conserva neppure l’ombra. Perdi l’ego e otterrai il Sé, o non-sé; perdi la mente e otterrai la consapevolezza; muori al passato e rinasci la presente: così otterrai la maturità.

Maturità è vivere nel presente, pienamente vigile e consapevole della bellezza e dello splendore dell’esistenza.


– da “La via del cuore” di Osho


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