sabato 16 luglio 2011

Corso accelerato di creatività



di Alejandro Jodorowsky


Quando parlo di creatività mi riferisco a un cambiamento totale che si verifica dentro di noi. Se non ho mai voluto riflettere a voce alta su questo tema, è perché quello che ascolterete è molto strano. Senza creatività il mondo funziona assai male. Sono sicuro che la maggior parte delle malattie deriva dalla mancanza di creatività e che i problemi sociali presenti nel mondo sono dovuti a tale carenza. La creatività mal compresa provoca la guerra e i crimini.

Per operare con la creatività bisogna essere critici nei confronti di noi stessi e di tutto ciò che rappresentiamo. Quando osservo qualcuno, posso vedere in che stato si trova il suo fisico. Posso anche vedere le sue tensioni mentali, il modo in cui il suo spirito è ripiegato su se stesso. In altri, percepisco i dubbi che nutrono sulla propria persona oppure constato come l’educazione ricevuta costituisca una pesante crosta, poiché è stata basata sulla razionalità. Altri ancora sono sempre legati alle cose del passato. Quando osservo, non lo faccio con uno sguardo critico, ma con uno sguardo creativo. Se leggo i tarocchi a qualcuno, vedo la persona nel suo complesso, perché prescindo dai miei limiti. Questo è solo un esempio di creatività. La creatività è così strana che si può arrivare a essere Cristo, Buddha, la Vergine o Atena. La creatività è in rapporto con la religione e anche con i miti. A me ha salvato la vita. Per questo, introdurrò questo corso raccontando eventi del mio passato.

Sono nato in un quartiere operaio, mio padre aveva un negozio ed era commerciante, come la racconto in un libro che si chiama “La danza della realtà”. Sono arrivato in un mondo molto limitato e ho pensato che la creatività fosse l’unico strumento di cui disponessi. Quel che è certo è che mi piaceva studiare, ero un bravo studente, ma mi annoiavo un po’. Siccome i miei zii, che detestavo, erano docenti universitari, ho lasciato l’università. Allora mi sono detto: “L’unico strumento che può salvarmi la vita è l’immaginazione”.

Ma come si sviluppa l’immaginazione? Nel mio caso non è stato difficile. Avevo imparato a leggere a cinque anni e passavo la maggior parte del tempo tra i libri: racconti di fate, storie di tutti i tipi... Ho sviluppato l’immaginazione attraverso la lettura. L’immaginario formato attraverso i libri è sempre un immaginario intellettuale, perché passa attraverso le parole. Ma l’immaginazione è molto più di questo. La creatività va al di là delle parole.

Uno dei grandi problemi della creatività è la morale. Per sviluppare l’immaginazione, è necessario essere amorali. La morale incatena l’immaginario. Bisogna essere coraggiosi e prescindere da questo strumento.


Storia dell’immaginario

Dal punto di vista storico, l’essere umano ha cominciato a vivere rinchiuso in ciò che era, in se stesso. Poi si è reso conto che poteva lasciar entrare dentro di sé elementi che non si trovavano in lui, bensì al di fuori del suo corpo. Ci hanno spinto nella natura, ed ecco che la natura siamo noi! All’inizio, tuttavia, il mondo ci risultava estraneo.

Per esempio, supponiamo che io sia un selvaggio: so che il mondo non sono io, ma mi rendo conto dell’esistenza di alberi, vegetazioni, fiori, muschio... Per mezzo della stregoneria, un giorno assimilo l’albero alla mia persona. Creo un totem vegetale. Sono legato all’albero, al totem. Quando si pianta un albero, quell’albero sono io; quando se ne taglia il tronco, io muoio. Quando muoio, mi depositano in bocca alcuni semi, dai quali cresce un altro albero meraviglioso. Dal mio cadavere spunta un albero, dunque sono un seme. Assimilando gli alberi, comincio a lavorare la terra, perché mi identifico con le piante. Alla base della mia immaginazione sta il mondo vegetale, cosa che si è trasmessa fino ai nostri giorni, dal momento che i fitoterapisti utilizzano le piante per curare. Occorre entrare nello spirito delle piante, ma al contrario, aprendo una porta affinché lo spirito delle piante penetri in me. Finché lo spirito delle piante non sarà penetrato in me, non sarò creativo.

Dove finisce lo spirito delle piante si trova l’Om Mani Padme Hum, o il diamante del loto. Qui è concentrata l’intera religione tibetana. Dalla palude esce un loto, nel quale cresce Buddha. Tutta la religione egizia o buddhista si basa sull’assimilazione di una pianta. Perché questa si dischiude al sole, diffonde il suo profumo, diventa dio. Io sono una pianta che cresce nel fango, che cresce dal mio inconscio; cresco dalla coscienza, dalla conoscenza, e da me esce l’Essere di Luce. Tutto ciò ha un’origine remota. La pianta che ho assimilato in me ha aperto le mie porte. Un koan zen recita: “Porta aperta al nord, porta aperta al sud, porta aperta all’est, porta aperta all’ovest”. È la risposta alla domanda: “Che cos’è il Buddha?”. Non si capisce che cosa voglia dire, ma almeno si comprende che qualcosa si apre. La persona che non è iniziata alla creatività si applica nella ricerca, ma aprirsi le costa molto. Per essere creativi, bisogna sciogliersi. E così si entra nello zen, perché il motto essenziale dello zen è mollare gli ormeggi, liberarsi.


Mentre l’umanità continua sulla via del progresso, l’uomo lascia entrare dentro di sé l’animale. Assimila l’animale: gli insetti, le rane, le tigri, i leoni, i leopardi, i ragni... ossia il totem animale. Dal totem animale nasceranno tutti gli dei: Apollo, per esempio, è una rana. In molte culture spiccano maschere animali, di leopardi in Messico, di coccodrilli in Africa, e anche lo zodiaco ha per simboli figure di animali; ancor oggi esiste l’assimilazione del totem animale nella nostra vita quotidiana, dato che usiamo espressioni come “essere un falco” o “comportarsi da predatore”. Abbiamo assimilato in noi l’animale.

Questo è il modo in cui all’inizio l’uomo ha prodotto la sua creatività. Di ogni cosa che assimila fa un dio. Ogni dimensione che viene assimilata, fa crescere il nostro essere. Dopo aver assimilato l’animale, l’uomo è diventato cacciatore; può allevare mucche, agnelli... Assimila una tigre, può cacciare una tigre; assimila un elefante, può domare un elefante. Da ciò discende il dio indiano Ganesh con la sua testa di elefante. Per la cultura indiana il ragno è Maya, la dea che tesse l’universo; e questo universo è un sogno, un sogno tessuto a forma di ragnatela. Nei tarocchi osserviamo che l’arcano VIII è la Giustizia e la Giustizia discende dal ragno. Tutti i numeri otto derivano dal ragno: le otto zampe, il simbolo dell’infinito e altri riferimenti.

Ma dobbiamo spingerci oltre. L’uomo osserva i movimenti della luna, i movimenti del sole; guardando le stelle assimila i ritmi del cosmo. Da qui nascono la legge, la regalità; l’intera organizzazione della società nasce dall’assimilazione del ritmo cosmico. Per esempio, c’era un re che nelle notti di luna piena faceva regali al suo popolo e quando la luna scompariva veniva deposto. Seguivano la condotta della luna. Pensiamo per cicli. L’assimilazione degli astri nell’organizzazione sociale persiste ancora. Siamo governati da un presidente, che simboleggia il sole, e dalla moglie del presidente, che simboleggia la luna. Il papa è un simbolo solare; la papessa è un simbolo lunare. L’assimilazione dei ritmi cosmici è importante per noi. L’illuminazione avviene in riferimento a tanti cicli. Si dice: “Mi illuminerò, mi trasformerò in sole”. E brilliamo come il sole. Il che significa che il nostro fine supremo è trasformarci in sole (Amon-Ra), perché la luna riflette la luce del sole. Vale a dire che l’io deve essere come la luna, altrettanto umile, per riflettere nella sua totalità la luce del sole. Quando al sole è stato assegnato un significato maschile, la nostra società ha cominciato a degenerare. In Germania si trovano resti di un’antica civiltà nella quale la luna era maschile e il sole femminile. Sono resti di una società matriarcale, nella quale trasformarsi in sole significava trasformarsi in donna. Oggi significherebbe trasformarsi in uomo, inconsciamente parlando. Tutto questo non significa che dobbiamo intendere il sole come una rappresentazione papale o di altro tipo. In fondo il sole è una specie di androgino essenziale.


Nel secolo dei Lumi, l’uomo decide di essere intellettuale, puramente intellettuale. E la meccanica comincia a produrre apparecchiature: motori a gas, meccanismi o macchine che funzionano con energia manuale, come gli orologi. L’uomo assimila le macchine. Imita il comportamento delle macchine! È arrivato il pensiero razionale. Anche oggi ci sono tracce del razionalismo del secolo dei Lumi. Quando vado al cinema con un francese, dice: “Ma questo non è logico, non è possibile”. Se andiamo a vedere il film di Kubrick “Shining”, quando il protagonista viene chiuso nella dispensa e all’improvviso esce con un’ascia, diciamo: “Non è possibile, non è logico, chi gli ha aperto la porta?”. Siccome non ci sembra possibile, non è accettabile. Tutto ciò che non è logico non ci serve! Questo esempio mostra l’introduzione della macchina nel nostro immaginario, perché le macchine sono logiche in maniera assoluta e totale. Hanno uno scopo molto chiaro, quindi l’uomo deve avere una finalità altrettanto chiara. Il buddhismo, al contrario, cerca l’illuminazione senza scopo. Siamo influenzati dal razionalismo. Essere razionali è bene, ma essere soltanto razionali è una lebbra, una peste, una malattia. Quando la sessualità ha imboccato la strada della razionalità attraverso la religione, per esempio, è avvenuta una catastrofe. Si è creata una morale razionale che si è estesa a tutta la società, e che è profondamente distruttiva. Nell’introdurre la razionalità nel sesso si crea un problema, che ci ha portato, in seguito, proprio a spezzare la razionalità.


Per reazione a questa malattia sono comparsi Freud e i surrealisti. Il surrealismo è stato molto importante perché abbiamo cominciato a identificarci con i sogni, abbiamo recuperato il regno dei sogni, in quanto parte di noi. Nell’antichità, in Grecia, il sogno apparteneva agli dei e non agli esseri umani. Però, nell’assimilare il sogno, io sono quello che sogno.

Facciamo un altro passo avanti. Ora, nel XXI secolo, abbiamo i computer, il che presuppone un cambiamento totale della nostra mentalità, perché in dieci anni abbiamo fatto nostri tutti i sistemi dell’informatica. Adesso una casa si può osservare da tutti i lati. Con il tuo immaginario, puoi entrare dalla finestra, visitare un appartamento e uscire. Possiamo osservare una persona con la mente, percorrere le sue vene e tutto il suo corpo per arrivare al luogo prescelto. Intendo dire che cominciamo ad avere un atteggiamento da computer. Questa è la mutazione che stiamo subendo in questo momento. Elaboriamo dati in modo diverso. Che cosa verrà dopo? Bene, ho fatto un breve percorso storico dell’immaginario.

Quello che voglio spiegare è che, se guardo le mie scarpe, che sono di un’epoca razionale, vedo il vegetale, scarpe come radici. Vedo l’animale, scarpe come cuoio, la materia di cui sono fatte. E posso anche congetturare dove mi portano le scarpe come oggetto, e questo è razionale. Surrealista: vedo che tutta la mia infanzia sta qui dentro! E nell’epoca attuale, le scarpe possono essere rosse, possono essere verdi, gialle; possiamo cambiare il loro colore, possiamo cambiarne la forma; ci sono dieci milioni di scarpe che posso mettermi subito ai piedi. Sono libero di uscire dalla mia prigione mentale.


Dalla nostra cella


Comincio questa parte del corso con la parola “prigione”. Spero che questo costituisca per voi uno strumento, una chiave di lettura. Per me questa riflessione è stata molto importante. È la realtà nella quale vivo. Ecco la storia: sono nato in un corpo limitato, mi sento impotente. Tutti noi disponiamo di quattro elementi: l’intellettuale, l’emotivo, il sessuale e il fisico. Viviamo nelle idee, nelle emozioni, nei desideri e nei bisogni. Questi elementi sono rappresentati nei mandala tibetani, indiani, induisti, nella carta dei tarocchi che corrisponde al Mondo ecc. È una divisione in quattro parti, con il quinto elemento al centro. Questo è il vero percorso attraverso tutta la storia dell’arte dell’umanità. In ognuna di queste quattro parti abbiamo, come guardiani, i draghi. Ogni torre è protetta con fermezza. Pensiamo all’immagine dei leoni a guardia della porta di un tempio, o i doccioni di Notre-Dame. Al nostro interno abbiamo guardiani eccellenti, che controllano che restiamo nei limiti. Il mio intelletto è chiuso a chiave, tenuto al sicuro; le mie emozioni sono come chiuse in cassaforte; la mia sessualità e i miei bisogni sorvegliati. Tutto è salvaguardato, e sono proprio questi carcerieri creati da noi che ci impediscono di essere creativi. Per questo ciò che sto dicendo è un po’ rivoluzionario, perché per essere creativi bisogna sconfiggere i guardiani e abbattere la porta, anche se non li vediamo o nemmeno li individuiamo. Sono come la strega cattiva delle favole, che bisogna sconfiggere; sono l’orco, la paura... Sono i nostri custodi. Siamo stati formati dalla storia dell’umanità, dal modo in cui il pianeta si è sviluppato, dalla società, dal paese, dalla famiglia. Tutto questo vive in noi. I nostri carcerieri sono preistorici. A poco a poco sono diventati forti, si sono arroccati. Noi dobbiamo attaccare questi guardiani, liberarci di loro; il problema è che, quando li attacchiamo, ci sentiamo minacciati, privi di protezione, e si affaccia la paura.

L’ultimo limite che bisogna vincere per essere creativi è quello degli escrementi. Siamo un corpo che espelle materia in decomposizione. L’orina, la saliva, lo sperma, il mestruo... Stiamo parlando soltanto del corpo. Una persona che ha guardiani radicati nelle proprie escrezioni non può essere creativa. Nella medicina ayurvedica c’è una scuola che utilizza l’orina a fini medici. In Messico ho trovato un guaritore che curava con tutta una serie di escrementi di animali, e secondo lui ogni escremento aveva una capacità farmacologica differente.

Nella creatività psicomagica, a volte, quando le persone sono bloccate, consiglio loro di dipingere un quadro con i propri escrementi. Il blocco, di solito, ha origine nell’infanzia, nel caso di famiglie molto esigenti riguardo alla pulizia e che proibivano ai bambini di sporcarsi o di mangiare con le mani. Proibivano loro di essere liberi.


Siate creativi

Chi vuole essere creativo deve tentare di fare questo esercizio: bisogna collocarsi su una superficie assorbente, bere un litro o due di acqua, e poi bisogna tentare di orinare facendo un disegno e fare in modo che il liquido lasci una traccia. In ogni modo, dobbiamo tenere conto che, per essere creativi, dentro di noi deve esistere il bambino sporco. Nella escrezione non ci possono essere limiti. Sono stato molto amico della pittrice surrealista Leonora Carrington, che era stata compagna di Max Ernst. L’ho conosciuta in Messico. Mi ha raccontato di essere stata anche l’amante di Buñuel, il quale, però, all’improvviso l’aveva abbandonata. Allora lei, il giorno in cui ha avuto le mestruazioni, ha messo le mani nel sangue e le ha impresse su tutti i muri dell’appartamento. La sua è stata una reazione creativa, un atto di psicomagia nel quale le mestruazioni sono state usate come un elemento di trasformazione. Ho realizzato molti atti di psicomagia come questo. Nella magia amorosa il sangue mestruale è molto usato. Le escrezioni, in generale, sono usate per tutti i tipi di incantesimi. Spesso la magia funziona sulla base di escrezioni: la bava del rospo, del serpente, dei ragni... Tutto ciò che ci appare personale, come le escrezioni, viene utilizzato creativamente. Se si vuole avere una funzione generatrice, non bisogna avere alcun limite sessuale, come è capitato con il primo grande pioniere in questo campo, il marchese de Sade. È questo il motivo per cui il surrealismo lo ha adottato: perché ha immaginato rapporti sessuali di tutti i tipi. Dalla lettura di “Le 120 giornate di Sodoma” emerge che Sade era uno scienziato che faceva ricerche su tutte le possibilità del sesso senza limiti, che può andare dall’antropofagia al delitto sadico, all’incesto: può arrivare a tutto. Per poter risvegliare la creatività, è necessario avere un’immaginazione sessuale libera da ogni morale, libera da ogni immagine religiosa. È necessario liberarsi. Un artista ha bisogno di immaginare le più grandi aberrazioni. Abbiamo bisogno di sviluppare nella nostra mente tutte le possibilità.

Quando qualcuno ha immaginazione, ma è privo di equilibrio, può assassinare milioni di ebrei, come è accaduto a Hitler, o far esplodere la bomba atomica. In entrambi i casi, si è sviluppato il lato oscuro che vive dentro di noi.

Uno dei più potenti guardiani che ci controllano è il Super-io che, modellato dai nostri genitori, ci dice in continuazione: “Questo si fa, questo non si fa, questo è proibito”. Bisogna assimilare, dominare, annientare il Super-io.

Una persona creativa non ha neppure limiti emotivi. Il che significa che dobbiamo essere coscienti che un individuo può uccidere, tradire, essere goloso, vanitoso, avaro, collerico... Emotivamente posso e devo immaginare tutto dentro di me. Posso essere un santo, forse un benefattore dell’umanità, e al tempo stesso posso essere un tipo che avvelena l’acqua per eliminare la vita. Nel mio immaginario emotivo devo spezzare tutti i limiti, sconfiggerli.

Vediamo ora alcuni aspetti che si riferiscono alla creatività e al mentale. La prima cosa che devo vincere è il dominio delle parole. Se sono soffocato dalle parole, non posso essere creativo. Questo è quello che ho fatto dentro di me: ho visualizzato tutte le degenerazioni del mondo. Non sono un depravato, ma nel momento in cui devo creare qualcosa, ho tutti gli elementi a mia disposizione. Quando vedo una persona, come sapete, prescindo dai limiti. Per cui la persona può dirmi quello che le succede: non mi sorprenderà. Una delle grandi barriere rispetto alla creatività terapeutica è la sorpresa. Un terapista non può sorprendersi, deve essere preparato ad ascoltare tutto, niente lo sorprenderà mai, perché ha immaginato tutto. Ora, la stravaganza meravigliosa è qualcosa di molto diverso dalla sorpresa.

Dicevo che le parole sono la prima barriera – la più importante – della quale siamo prigionieri. E questo succede perché, generalmente, nella nostra civiltà, si mette in rapporto la persona con tutto ciò che dice: “Io sono quello che dico”. Questa convinzione persiste tuttora, benché con il surrealismo, Freud, Lacan e altri sia venuta meno l’idea che siamo quello che diciamo. Eppure passiamo l’intera giornata a raccontarci cose. L’amicizia “stupida” è trovarsi per dire cose, non per fare cose. Ci diciamo cose, chiocciando come un pollaio. Ci educhiamo parlando, non facendo cose. Per questo esiste il proverbio: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Passiamo la vita a dire: “Mi hai detto questo”, “Ritira subito quello che hai detto”. È molto infantile, è l’infantilismo di un’educazione verbale, dove soltanto le parole significano qualcosa. E la creatività a questo stadio è nulla. Un mondo in cui ci sono soltanto parole è un universo privo di creatività. Le parole risultano isteriche quando sono assunte come un linguaggio, in cui l’oggettività è rappresentata dalle parole stesse. La creatività si dà fuori delle parole. Quando il poeta lavora essenzialmente con parole, allora queste esplodono. Sono dissipate spezzate.



– tratto dal libro “Psicomagia. Una terapia panica”



1 commento:

Pepe ha detto...

Segnalo un bell'articolo sulla meditazione pubblicato in "Psicologia contemporanea" di luglio-agosto. L'inizio dell'articolo è riportato sul relativo sito: http://www.psicologiagiunti.it/psicologiacontemporanea/index.php?option=com_content&view=article&id=3307:meditazione-come-rilassarsi-in-tempi-frenetici&catid=33

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